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Il Pd rottama i rottamatori: scontro Civati-Renzi

A poco più di due mesi dalla tre giorni alla Stazione Leopolda, è sceso il gelo tra Renzi e Civati. Dopo aver disertato la "contro direzione" del Pd, Renzi non sarà nemmeno presente domani a Bologna

Il Pd rottama i rottamatori: scontro Civati-Renzi
Roma – Alla fine i "rottamatori" rottamarono se stessi. E, con loro, ora rischia di affondare pure la spinta più rivoluzionaria del Pd. A poco più di due mesi dalla tre giorni alla Stazione Leopolda nel capoluogo toscano, è sceso il gelo tra Matteo Renzi e Pippo Civati, i leader dell’area dei quarantenni che chiedono con forza un ricambio della classe dirigente del Partito democratico. Il sindaco di Firenze e il consigliere regionale lombardo sembravano una coppia inossidabile, pronta a guidare la battaglia interna al Pd per il cambiamento. E invece i rapporti tra i due, al momento, si sono – inevitabilmente – raffreddati.

Lo scontro tra rottamatori Tutti presi a inseguire la parziale bocciatura della Consulta al legittimo impedimento e la nuova "campagna" giustizialista dei pm milanesi nell’inchiesta su "Ruby Rubacuori", è passata (quasi) inosservata l’assenza di Renzi alla cosiddetta "contro direzione" del Pd di mercoledì sera. A Roma ha preso parte invece Civati. Ad accorgersene una fonte tutt’altro che di parte: il Fatto Quotidiano. Tra i presenti anche i parlamentari Debora Serracchiani, Roberto Della Seta ed Ermete Realacci. "Renzi può star tranquillo: i rottamatori non vogliono diventare una corrente", ha spiegato proprio mercoledì sera Civati rispondendo indirettamente al sindaco di Firenze che, alla presentazione del libro di Vespa, aveva parlato di "spiffero nel partito" e si era candidato a "dare una mano al Pd per trovare una nuova classe dirigente che sostituisca quella attuale con la nuova generazione". Ed è proprio sul futuro collocamento di questa "spina" nel fianco di Bersani che si consuma lo scontro tra i due leader. 

Renzi assente pure a Bologna Il sindaco di Firenze non si farà vedere neppure al prossimo appuntamento dei "rottamatori", in programma per domani a Bologna. Secondo fonti vicine all’entourage del primo cittadino fiorentino, Renzi non sarebbe infatti d’accordo con l’intenzione – da lui attribuita a Civati – di fare dei "rottamatori" una corrente interna al partito, in grado di pesare sulle scelte decisionali del Pd, a livello sia nazionale sia sul territorio, e che in alcune città, come a Torino, sta presentando dei suoi candidati alle primarie. Proprio domani i tre "primaristi" in corsa a Bologna saranno all’esame dei rottama tori piddì. Parola d’ordine difendere le primarie: "Sono uno strumento fondamentale e irrinunciabile, anche Bersani se ne sta convincerlo", ha spiegato Filippo Taddei. Per gli organizzatori sarà "uno spettacolo politico veloce, dinamico e intenso" per dare voce e spazio a persone che "rappresentano le opportunità non colte e le vocazioni inespresse della città".

Aumentano le divisioni interne La spaccatura si acuisce creando maggiore frammentazione in un partito il cui segretario continua invece a chiedere più unità. Ma unità non c’è. L’hanno cancellata persino dal nome della propria "festa". Ora anche i giovanissimi che vorrebbero riformare e rifondare il partito si trovano a scontrarsi pesantemente. Una china rischiosa e controproducente per Renzi che ha sempre ribadito che i rottamatori non possono e non devono diventare "né una corrente né uno spiffero" del Pd. Una corrente che "sarebbe tra l’altro minoritaria all’interno del partito", avrebbe confidato lo stesso Renzi ai suoi collaboratori. Motivo che ha spinto il sindaco ad allontanarsi dalla sua "creatura", almeno nell’immediato. A dividere il duo non c’è solo il futuro del partito, ma anche le recenti prese di posizione di Renzi a sostegno di Marchionne e la visita ad Arcore dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "Hai pranzato con Berlusconi oggi o con Marchionne?", chiedono i "rottamatori" su Facebook a Renzi che, sul proprio blog, si limita a rispondere: "Non ho la verità in tasca. Ma più che con la Fiom sto con il governo Obama che scommette e investe sulla sfida di Marchionne.

Reazionario anche Barack?". 

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