Politica

«Più Europa dopo i due “no” Bisogna fermare la Turchia»

Salvo Mazzolini

da Berlino

«C’è una sola risposta al voto di francesi e olandesi: più Europa. A patto, però, che sia un’Europa più vicina agli interessi della gente e capace di agire. Quella attuale non solo sembra ignorare il modo di sentire dei cittadini, ma spesso si è dimostrata incapace di affrontare i problemi più urgenti e questo ha determinato un clima di disaffezione di cui il “no” di Francia e Olanda è la spia più clamorosa». Friedbert Pflüger, parlamentare da tre legislature, è una voce che conta nel dibattito che si è aperto sul futuro dell’Europa. È il portavoce per i problemi europei e di politica estera della Cdu/Csu, il partito di Angela Merkel. E poiché la Cdu/Csu viene indicata da tutti i sondaggi come il partito che vincerà le elezioni fra tre mesi, Pflüger è uno degli interlocutori più qualificati per capire come la Germania affronterà la crisi dell’Unione europea.
«Per prima cosa - ci dice - bisogna capire a cosa si riferisce il no di francesi e olandesi. Credo che pochissimi, prima di votare, abbiano letto la Costituzione. La stragrande maggioranza ha votato non contro la Costituzione, ma contro una serie di decisioni prese, o non prese, a Bruxelles».
Per esempio?
«Per esempio l’idea di dare il via ai negoziati per l’ingresso della Turchia subito dopo l’allargamento dell’Unione da 15 a 25 e presto a 27 ha creato un clima di allarme. La gente teme la globalizzazione perché significa crollo delle frontiere e che fa Bruxelles? Bruxelles, dopo aver abbattuto, giustamente, le frontiere con l’Est europeo, propone di abbattere anche quelle con un Paese molto diverso quale la Turchia. Il risultato è che a molti l’Europa non appare più come una difesa dalla globalizzazione ma come un’estensione della globalizzazione e di tutti i suoi rischi».
Quindi tutta colpa della Turchia?
«Assolutamente no. Un altro motivo di delusione verso l’Europa è la disoccupazione. In seguito all’allargamento sempre più industrie trasferiscono gli impianti da Ovest a Est, dove il lavoro costa meno. In altre parole vengono distrutti posti di lavoro nei Paesi dell’Europa occidentale per essere ricreati in quella orientale. Posso capire che chi in Germania, in Francia o in Olanda è disoccupato guardi con perplessità all’Europa. L’allargamento a Est è giusto, ma Bruxelles doveva contemporaneamente varare misure efficaci a sostegno dell’occupazione. Le commissioni che si sono succedute dopo Delors hanno tutte svolto un lavoro mediocre».
Cosa farà il suo partito se vincerà le elezioni?
«Circa la Turchia offriremo una partnership privilegiata, in modo da tenere Ankara legata all’Europa. Circa l’allargamento ai Balcani, procederemo secondo le nostre possibilità anziché secondo i nostri desideri».
E per l’economia?
«Piani concreti a difesa dell’occupazione mirati soprattutto a quei Paesi vittime della delocalizzazione, misure a difesa dei prodotti europei, investimenti nella ricerca. Tutte cose che richiedono non meno ma più Europa».
L’euro è una causa della disaffezione per l’Europa?
«L’euro è una grandissima conquista. In seguito all’euro però i governi nazionali hanno ceduto pezzi di sovranità trasferiti non si capisce a chi. Non certo alla Banca centrale europea, che non ha poteri di iniziativa politica. Ecco perché dico che ci vuole più Europa».
L’attuale Governo si sta battendo per un seggio tedesco al Consiglio di sicurezza dell’Onu, richiesta in contraddizione con l’aspirazione a una politica estera europea. Si batterà anche Frau Merkel se diventerà Cancelliere?
«Il nodo sarà sciolto prima del voto. O la richiesta va avanti o si blocca. Se le circostanze ci offriranno un seggio, non diremo di no.

Ma la nostra priorità è un’altra: un’Europa che parli con una sola voce sulla scena internazionale».

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