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Più scandali che successi. Britney e tutti i suoi guai

La 41enne Spears accumula processi e follie. Poche le hit. L'aiuto di Elton John. Il flop dell'ultimo singolo

Più scandali che successi. Britney e tutti i suoi guai

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Sì ma ora ci vorrebbe un po' di musica, magari un brano di successo o, chessò, persino un disco fatto e finito. Invece Britney Spears continua a fare tutt'altro, a complicarsi la vita e a facilitare quella di chi vive di gossip. E dire che questa «ragazza di provincia», classe 1981, nata nel Mississippi e cresciuta in Louisiana, è stata davvero un tesoretto del pop sin da quando a diciott'anni con ...Baby one more time ha sparigliato le carte con l'album (allora) più venduto della storia per un adolescente. Arrivava dal mondo Disney grazie al The Mickey Mouse Club con Justin Timberlake (poi suo appassionato fidanzato) e Christina Aguilera (poi sua appassionata avversaria). Allora era il modello di ragazza americana: «Ero la playmaker nella squadra di pallacanestro. Avevo un ragazzo, tornavo a casa e festeggiavo il Natale». Ma «volevo di più». Lo ha avuto, in tutti i sensi.

E lo ha dimostrato quel pomeriggio del 2007 quando, uscendo da un centro di riabilitazione, entrò da un parrucchiere e si tagliò i capelli a zero. Da allora è stata una processione di successi (sempre meno) e di scandali (sempre più). Adesso, più che una cantante, è diventata un hashtag, un aggregatore di pettegolezzi, supposizioni, cattiverie. L'ultima è che ora sia legata a un pregiudicato (Paul Richard Soliz) e che con lui stia dimenticando il terzo marito (Sam Ashgari) sposato a giugno del 2022. Un matrimonio durato meno di quello con il rapper Kevin Federline (dal 2004 al 2007) ma molto più di quello con l'amico d'infanzia Jason Alexander: nozze il 3 gennaio 2004 a Las Vegas e annullamento 55 ore dopo perché lei «non era in grado di comprendere le sue azioni».

In mezzo a questa collezione di annunci nuziali, di maternità (i due figli Sean Preston, 16 anni, e Jayden James, 15, non vogliono più vederla) e di sempre meno musica ci sono valanghe di foto sui social condite da dichiarazioni talvolta farneticanti, talvolta visionarie, ma comunque sempre strampalate come una delle ultime nella quale Britney esaltava la propria omelette ai peperoni lamentandosi di non trovarla servita anche nei ristoranti. A far da corredo a tutta questa stravaganza c'è stata la vertenza con il padre Jamie, prima manager per oltre un decennio poi pericolo pubblico numero uno. «La mia cliente mi ha informato che ha paura di suo padre. Non si esibirà di nuovo finché suo padre è responsabile della sua carriera» aveva spiegato il suo avvocato qualche anno fa chiedendo di toglierli la qualifica di «tutore», peraltro attribuitagli dopo l'ennesimo crollo emotivo. La questione si trasformò in un caso mondiale e l'hashtag #freebritney divenne virale grazie anche all'appoggio di una moltitudine di celebrità. Risultato: il padre rinunciò alla tutela, lei si sposò con il terzo marito mentre il secondo provava a partecipare alla cerimonia per rovinargliela.

Ora siamo daccapo.

Qualche settimana fa Will.i.am, rapper e produttore e fondatore dei Black Eye Peas, ha annunciato l'uscita del brano Mind your business registrato proprio con Britney Spears. Il titolo è azzeccato: «Fatti gli affari tuoi». Ma tutto il resto no e difatti il brano non è entrato nella classifica più prestigiosa, quella della Hot 100 di Billboard. Obiettivamente un flop. E non è un caso perché Mind your business sembra più che altro uno scarto, non ha una linea melodica vincente e nel complesso passa inosservato. «Non è un buon segno» ha scritto Forbes, che di successi e carriere se ne intende. E nonostante l'informatissimo Page Six annunci un nuovo contratto milionario con la Sony e conseguente nuovo disco (dopo tanti anni), per Britney Spears le prospettive non sono granché. Negli ultimi anni il mondo del pop è drasticamente cambiato, il pubblico è sempre meno «fidelizzato» e quindi più volatile e, soprattutto, a fare le differenza sono le esibizioni dal vivo, i concerti, i tour meglio se colossali, esagerati, provocatori. Lei, che non è benedetta da una voce duttile e memorabile, non affronta il palcoscenico da tanto tempo e, nonostante sembri alla ricerca di nuove canzoni firmate da compositori di fama, è sempre più accompagnata dalle parole «decadenza» o «flop».

L'unico a darle concretamente una mano è stato l'anno scorso Elton John, che ha condiviso il brano Hold me closer, reinterpretazione del classico Tiny dancer, pezzo super famoso del 1971 incluso da Rolling Stone tra i 500 più belli di sempre. Bella collaborazione. Grandi risultati in radio. Ma ciao ciao. Tutto è stato subito schiacciato dalla solita valanga di stramberie, polemiche, annunci a vuoto.

L'ormai classico rituale di una ragazza del Mississippi che «voleva di più» ed è riuscita ad averlo ma non ha ancora imparato come gestirlo.

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