È sorprendente la mancanza, nel dibattito italiano, specie a destra, della fantascienza cyberpunk, un filone anni Ottanta, nato negli Usa ma con importanti ricadute proprio nel nostro Paese. Il cyberpunk ha saputo anticipare di decenni i temi attuali con una precisione inquietante, di gran lunga superiore ai classici del genere. Non solo. Ha anche inventato o sdoganato il linguaggio con il quale oggi trattiamo alcuni argomenti.
Perfetta dunque l'idea di fornire una nuova tradizione di Neuromante (Mondadori, pagg. 304, euro 14), il romanzo di William Gibson che, nel 1984, si poneva come capostipite e insieme epitaffio del cyberpunk. Difficile fare meglio di Gibson. Ci hanno provato, senza riuscirci, proprio i primi lettori del libro, ringraziati nell'ultima pagina: Bruce Sterling, Lewis Shiner, John Shirley. L'aristocrazia del cyberpunk. Neuromante vinse tutti i premi del settore ma soprattutto fu catapultato dai critici più intelligenti nel girone dei pesi massimi, da qualche parte accanto a Ernest Hemingway e Raymond Chandler.
Tocca allo scrittore Tommaso Pincio l'onore, ma anche l'onere, di misurarsi con un capolavoro che, di decennio in decennio, si è rivelato sempre più vero. Missione compiuta. Gibson è difficile da maneggiare. Avete presente la parola «cyberspazio» oggi di uso comune? L'ha inventata lui. Indica, Treccani alla mano, «lo spazio virtuale nel quale utenti (e programmi) connessi fra loro attraverso una rete telematica (internet) possono muoversi e interagire per gli scopi più diversi». È un luogo dove si naviga tra le montagne di dati. Avete presente la matrice, Matrix, l'architetto, Zion, la dub music? Tutte sue trovate, anche se hanno fatto la fortuna delle sorelle Wachowski. Avete presente soprattutto le IA ovvero le intelligenze artificiali e tutto il dibattito che ne accompagna l'evoluzione? Possono mettere in pericolo l'esistenza della nostra specie? Ecco, è l'argomento di Neuromante. Avete presente la fabbrica degli uomini, l'approdo finale della nostra società che utilizza la tecnica per creare la vita, separando il sesso dalla procreazione, il matrimonio dalla sopravvivenza della specie? Ecco, è l'altro argomento di Neuromante. Avete presente il transumanesimo, la possibilità di fondersi con le macchine e di raggiungere la immortalità scaricando la propria coscienza in Rete oppure attraverso la clonazione? È il terzo tema di Neuromante. Avete presente la discussione su cosa siano di fatto le multinazionali, specie i colossi del Web: una semplice evoluzione dell'esistente o un nuovo tipo di stato che non tiene conto dei confini? Se ne parla in Neuromante. Avete presente le guerre digitali, combattute dagli hacker nelle retrovie e dai droni al fronte, con utilizzo minimo delle forze armate? Trovate tutto in Neuromante. La cosa divertente è che William Gibson sostiene di non aver alcuna reale competenza in materia tecnologica. Probabilmente è understatement. È invece vero che Neuromante fu scritto di corsa nel giro di dodici mesi come da contratto capestro. Nel 1982, quando il romanzo ancora non aveva raggiunto la metà delle sue pagine, Gibson andò al cinema a vedere Blade Runner e rimase scioccato: la scenografia del film di Ridley Scott ricordava i luoghi di Neuromante. Entrambe le opere erano ambientate nello Sprawl: un continuum di città ormai fuse in un'unica megalopoli. In entrambe le opere, i protagonisti si muovono in un sottobosco urbano che ha forti tratti asiatici ma anche il ricordo di un'Europa dai palazzi ottocenteschi. Per evitare grane, Gibson, appena tornato a casa, ricominciò da capo.
Il romanzo fu un successo. In Italia fu pubblicato per la prima volta dalle edizioni Nord nel 1986. A Milano, Shake, un altro editore dalle antenne lunghe e ben sintonizzate, si interessò del fenomeno cyberpunk anche dal punto di vista politico. Shake veniva fuori dal mondo anarchico del Virus, uno dei primi centri sociali della città. Dopo aver pubblicato un paio di notevolissime antologie letterarie, Shake se ne uscì con Cyberpunk. Antologia di testi politici (1990)di Raf Valvola Scelsi. Si affrontavano problemi come la libertà individuale nel mondo digitale, il copyright, l'accesso e la proprietà delle banche dati, la cifratura delle informazioni. Il cyberspazio era idealizzato come luogo totalmente libero. Abbiamo visto che non è andata così. I colossi della Silicon Valley sono nati in omaggio all'utopia libertaria ma sono scivolati nel delirio del controllo assoluto. Proprio per questo il cyberpunk è più che mai affascinante. Tra l'altro, Bruce Sterling, personaggio chiave del movimento, ha vissuto per anni a Torino. Gli Usa sono la patria del cyberpunk ma anche l'Italia non scherza e ha la sua tradizione.
Inutile parlare della trama di Neuromante perché è anche uno splendido noir e non vogliamo rovinare il piacere della lettura. Possiamo dire che il protagonista è un hacker, in apparente disgrazia, di nome Case. L'hacker è l'operatore capace di muoversi nel cyberspazio e di violare le banche dati più protette e inaccessibili. Gibson descrive Case come un cowboy in costante esplorazione della frontiera. L'altro grande protagonista si chiama Invernomuto ed è una Intelligenza artificiale. Difficile capire cosa voglia Invernomuto, che agisce (forse) come un burattinaio: liberarsi dai vincoli imposti dall'uomo? Sparire nei meandri del cyberspazio? Spegnersi? Fondersi con altre IA? O il burattinaio è in verità un burattino? Non ve lo diciamo. È comunque un errore credere che una macchina abbia un fine anche lontanamente simile a un fine umano.
Gibson non filosofeggia: i temi a cui abbiamo accennato escono dall'intreccio, così teso da spingere il lettore a dimenticarsi del mondo esterno. Si può suggerire tutto con una immagine, non è necessario annoiare con conferenze sullo stato dell'umanità. Ecco un assaggio: «Le vespe bruciacchiate si contorcevano, sbatacchiando sull'asfalto. Vide ciò che quel guscio di carta grigia aveva nascosto. Orrore. La fabbrica delle nascite a forma di spirale, le terrazze delle celle di cova disposte a gradoni, le mandibole cieche dei non nati che si muovevano senza posa, la progressione dei diversi stadi, da uovo a larva, poi da quasi vespa a vespa.
Nella sua mente si materializzò una sorta di fotografia in time-lapse in cui quella cosa diventava l'equivalente di biologico di una mitragliatrice, orribile nella sua perfezione».Cosa si può fare con la semplice descrizione di un alveare caduto a terra...
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