Cronache

Poldo, lo spinone che per tutta la vita è tornato al canile

Ogni volta che ha trovato una famiglia è sempre scappato per rientrare nel suo box

Poldo, lo spinone che per tutta la vita è tornato al canile

Libertà non è sempre una cuccia morbida e accogliente nella quale rifugiarsi, una famiglia amorevole dalla quale farsi viziare, un padrone con il quale condividere tutto. Qualche volta libertà è, semplicemente, sentirsi a casa. Anche se casa sono i freddi muri di un rifugio per cani abbandonati. E Poldo il suo spirito libero non l'ha mai perso, tornando sempre in quella che lui ha scelto come casa: il canile di Colzate, provincia di Bergamo. Qui Poldo, spinone di dieci anni, ha passato quasi tutta la vita. Fino alla sua scomparsa, a causa di una malattia che lo ha portato via dall'affetto dei volontari che lo hanno salvato e amato. E di tutti i cittadini della zona. Perché Poldo per tutti era una mascotte, simbolo di libertà e coraggio.

Al punto da essere diventato protagonista di una canzone scritta proprio in suo onore nel 2015 da Il Bepi, al secolo Tiziano Incani, bandiera del dialetto bergamasco. Proprio l'artista ha affidato a un post su Facebook il suo addio al cane: «Ciao Poldo La tua incredibile voglia di libertà che paradossalmente trovava la sua migliore essenza tra le mura di un canile (quello di Colzate) resterà nel ricordo di tutti i volontari che ti hanno conosciuto». Per loro, e per tutti, Poldo era simbolo di indipendenza ed emancipazione. Del desiderio di poter sempre scegliere il proprio destino. Arrivato nel canile lombardo quando aveva solo un anno, grazie al suo carattere simpatico ma anche forte e determinato lo spinone era riuscito a far innamorare di sé due famiglie. Un destino non scontato per un cane adulto e senza pedigree. Per due volte Poldo ha varcato la soglia di una casa calda e accogliente, ha avuto la possibilità di cambiare vita, di essere adottato. In tutti e due i casi non ha resistito: il suo canile gli mancava talmente tanto da averlo spinto a scappare. E così, per ben due volte, i suoi nuovi padroni sono stati costretti a riportarlo a casa. Dove ad aspettarlo c'è sempre stata Maya, la sua cagnolina del cuore. «Il canile era il suo habitat, il suo mondo. Per questo alla fine abbiamo deciso di tenerlo qui con noi racconta la responsabile della struttura, Rina Abbadini . Poldo stava bene al canile. Le sue giornate trascorrevano nel box, in compagnia della sua compagna Maya, e nel pomeriggio a passeggio nei boschi. Scorrazzava in giro da solo, e faceva sempre ritorno da noi. Non è mai rimasto fuori una volta». Poldo si divertiva a correre fra gli alberi e i campi, ad attraversare le strade, a scoprire ogni angolo delle piste ciclabili della zona. Per chi passeggiava da quelle parti, la sua compagnia era diventata una piacevole abitudine. Ma poi, al tramonto, Poldo ritrovava sempre la via per tornare a casa, nel suo amatissimo box.

«Di quel posto sei stato il simbolo, per anni. La canzone a te dedicata, che portava semplicemente il tuo nome, ti regalerà, almeno potenzialmente, un po' di immortalità prosegue Il Bepi sul suo profilo social -. Così spero io, così sperano i Prismas e le Erbe Blö che la incisero nel 2015, così spera la Rina che, grazie a te, finì pure lei nel testo della canzone! Sappi che noi continueremo a suonarla e a cantarla, ogni volta che servirà, e tu continuerai a mostrarci il dito medio, come hai fatto sempre, perché commuoversi non è da veri rocker».

E poi conclude, citando il testo del brano scritto in dialetto bergamasco: «My name is Poldo, ma ardìm mia a mé. Tüì sö chèl ca ülì, ma ülìga bé». L'eredità di Poldo, oggi, è una grande manifestazione nata, proprio su iniziativa della band, per raccogliere fondi da destinare al canile e ai suoi ospiti a quattro zampe. Il concerto gratuito, organizzato negli ultimi cinque anni su un prato vicino alla struttura, è stato battezzato «Poldo Day».

E sicuramente continuerà ad accendere i riflettori sul destino dei cani senza padrone anche se adesso Poldo non c'è più.

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