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Politica e gossip: caccia ai trans in parlamento

Politici di destra e di sinistra coinvolti in un vortice di pettegolezzi: si parla di video e foto che li ritraggono impegnati in attività sessuali fra loro o con viados. E' l'effetto "Repubblica"

Politica e gossip: caccia ai trans in parlamento

Ricordate «Prima Pagina», il capolavoro di Billy Wilder, straordinaria satira-specchio del giornalismo? Ricordate una delle scene più significative di quel film, quando Jack Lemmon, irriducibile e scanzonato cronista dell’Examiner, nasconde nella scrivania della sala stampa del palazzo di giustizia, il «suo scoop», ovvero Earl Williams, il condannato all’impiccagione riuscito, rocambolescamente, a fuggire? Bene, se ricordate quella scena, dimenticatevela. Perché oggi come oggi in altri luoghi e in altri palazzi nelle scrivanie si nascondono ben altri scoop. Parola di Candida Morvillo, direttrice di Novella 2000 che, in ossequio al proprio nome di battesimo, ha candidamente sintetizzato a Porta a Porta il clima in cui stiamo vivendo attualmente: «Si sono aperte le gabbie», si salvi chi può. «Non passa giorno - ha aggiunto - che io non mi ritrovi sulla scrivania qualche documento scottante su qualcuno o contro qualcuno».

Così, aggiungiamo noi, c'è un interessante video che sta circolando su un politico molto noto, ripreso a stendersi tra le lenzuola, e non per fare le parole crociate, con una collega. Come ci si sono ancora altri servizi fotografici su Tizio che si regala una folle notte di vizi e stravizi dando libero sfogo a certe sue inconfessabili debolezze e pare, in un altro cassetto o in un'altra scrivania, c'è pure la registrazione, in presa diretta, dei sospiri di un autorevole uomo d'affari che ha una famiglia e una rispettabilità da difendere. E invece la rispettabilità e la famiglia in un batter di ciglia vanno alle ortiche (per non dire a puttane come pare sia di moda al momento).

Basta una parolina sussurrata all'orecchio giusto e mezzo Parlamento trema. Basta un gossip, anche un gossip che somiglia a un anagramma o a un messaggio in codice, magari raccolto e rilanciato da Dagospia (come quelli che si sono susseguiti in tempi recenti) perché nel salotto dei personaggi pubblici, quelli dalle virtù e dai vizi molto privati, si cominci subito la sfiancante conta del «questa volta tocca a me, no tocca a te». Il disegno sembra terribilmente chiaro e la situazione terribilmente drammatica. Tempo fa qualcuno ha cominciato ad ammonticchiare, palata dopo palata, una bella montagna di fango. Poi un altro qualcuno, un volontario dalla mano lesta ha acceso il ventilatore, alla massima velocità, e gli schizzi sono partiti (e continueranno a partire) in varie direzioni.

A destra come a sinistra. Come, ovviamente, anche al centro. In principio (oddio, a voler esser precisi, prima del principio ci furono anche certe soste vietate compiute in auto dal portavoce di Prodi, Sircana) fu il caso Noemi Letizia, della sua amicizia con il premier, e della caccia ai vari terzi incomodi o comodi con le versioni rivedute e corrette fornite dal suo fidanzato Gino Flaminio. Poi vennero le escort ed entrò sulla scena, o meglio in camera da letto, Patrizia D’Addario da Bari, pronta per una fulminea carriera che l'ha portata sul tappeto rosso della Mostra del cinema di Venezia e nella grande piazza circense del domatore Santoro. Poi ancora vennero le dieci domande quotidiane di Repubblica che, fortunatamente, come le pecorelle che saltano lo steccato, aiutarono un po' tutti a prender sonno la notte. Ma da allora niente è più rimasto uguale, il mondo è cambiato. Il clima è irrespirabile perché intriso ormai di miasmi e veleni.

Se ne è puntualmente accorto anche il Riformista che ieri in prima pagina titolava: «In Parlamento terrore trans-versale» approfittando per raccontare all’interno le preoccupazioni di due altri frequentatori dell’appartamento di via Gradoli, già caro a Marrazzo. Due notissimi esponenti uno del Pdl, area An e l’altro del Pd che rischiano di essere travolti da un nuovo scandalo, come dire, bipartisan se le dichiarazioni di certi viados diventassero di dominio pubblico. D’altra parte anche Dagospia continua a rimanere sulla notizia tanto che tra le rivelazioni internettiane di ieri riportava il seguente spiffero: «Caro Dago, come al solito ci hai preso.

Al tuo riferimento ai politici di un noto ex grande partito di centrodestra che farebbero meglio a stare zitti sul caso Marrazzo, aggiungo una data: 29 aprile 1996. È in quel giorno (anzi, quella sera) che un notissimo esponente di quel partito finì in una retata di clienti di travestiti a Roma e riuscì a salvarsi grazie al “lei non sa chi sono io” e all'indulgenza di troppi giornalisti della capitale che da allora sanno tutto ma sono rimasti muti. Firmato: Protosardo, che poi sarebbe tipografo sardo (che quella sera era in servizio).

E tra spifferi e correnti d’aria meglio mettersi al riparo e interrogarsi. Cosa che farà stasera ad Annozero l’immarcescibile Santoro. Che si chiederà e chiederà al mondo: «Il caso Marrazzo è solo un affare privato o dimostra come la politica sia sotto ricatto? E di quella vicenda è stato chiarito tutto o ci sono ancora retroscena sconosciuti?». Tirando già la sua conclusione: «Una cosa è certa: dossier, veline, filmati sembrano essere diventate le armi della politica».

E se lo dice lui.

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