Politica economica

Il primo esame è positivo: S&P conferma il rating dell'Italia

L'agenzia ha confermato il rating sull’Italia, l’outlook è stabile. "Il debito del governo e la sua sensibilità alle condizioni del mercato resteranno elevata". Previsto un Pil in crescita dello 0,9% quest’anno, dello 0,7% il prossimo e dell’1,3% nel 2025

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S&P conferma il rating dell'Italia a BBB, rallenta la crescita

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S&P conferma il rating BBB dell’Italia con outlook stabile. La valutazione è contenuta nelle tabelle pubblicate dall’agenzia con sede a New York. Il primo giudizio sui conti pubblici italiani dopo Nadef e manovra conferma la fiducia nell'azione dell'esecutivo, che ha presentato la propria azione improntata su equilibrio e prudenza. Due tratti che, secondo il ministro dell’Economia, le agenzie di rating non possono ignorare.

La crescita economica del nostro Paese secondo le stime di S&P rallenterà nel 2023 e nel 2024. Per quest'anno si stima un Pil in crescita dello 0,9%, dello 0,7% il prossimo e dell’1,3% nel 2025.

"Il debito del governo e la sua sensibilità alle condizioni del mercato resteranno elevati", spiega l'agenzia, sottolineando che "dati gli elevati livelli di debito pubblico, l’Italia resta particolarmente sensibile a un deterioramento delle condizioni di finanziamento".

"L’outlook stabile bilancia la nostra visione di un consolidamento di bilancio più lento di quanto precedentemente previsto - si legge nella nota - anche a causa dell’aumento dei pagamenti di interessi sul debito pubblico, con il significativo stimolo economico che i fondi Ue dovrebbero fornire". S&P prevede un deficit al 5,5% del Pil nel 2023. "Questo in parte riflette l’ulteriore 0,8% di spese" che derivano dagli incentivi del superbonus.

L’agenzia spiega che potrebbe abbassare il rating nel caso in cui "la traiettoria di bilancio del governo si discostasse significativamente dai suoi obiettivi. Anche un’attuazione solo parziale delle riforme strutturali economiche e di bilancio, in particolare quelle legate all’erogazione dei fondi Ue, porrebbe rischi per la crescita economica e le finanze pubbliche, e di conseguenza eserciterebbe una pressione al ribasso sul rating".

Al contrario, evidenzia S&P, il giudizio potrebbe migliorare qualora "la performance di bilancio migliorasse, ad esempio grazie all’attuazione di politiche di riduzione del deficit o a una crescita economica più forte del previsto, portando a un calo del debito pubblico in percentuale del Pil".

I prossimi giudizi: attesa per Moody's

Dopo il giudizio di S&P la prossima settimana toccherà all'agenzia canadese Dbrs, che lo scorso maggio aveva promosso la capacità di resistenza della nostra economia. Il rating dell’Italia è al livello di BBB High con trend stabile, il 27 ottobre scopriremo il nuovo giudizio. Il 10 novembre invece toccherà a Fitch, che il 12 maggio scorso ha confermato il rating a BBB con prospettive stabili. La data a cui si guarda con maggiore preoccupazione è il 17 novembre, quando arriverà il giudizio di Moody’s. Lo scorso maggio l'agenzia decise di non aggiornare il rating.

L’attuale giudizio classifica l’Italia a Baa3 con prospettive negative e a fine aprile la stessa agenzia evidenziava in un report come l’Italia fosse l’unico Paese tra quelli "coperti" a rischiare. L'eventuale declassamento porrebbe l’Italia nella categoria "junk"

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