L'analisi del G

I Paesi arabi tutti schierati contro Israele. Le parole dell'Italia bloccano il documento

Il "summit per la pace" ha fallito nel suo intento. L'Occidente non vota il testo finale

I Paesi arabi tutti schierati contro Israele. Le parole dell'Italia bloccano il documento

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Il «summit per la pace» del Cairo, 31 pomposi inviti in tutto il mondo, ha di fatto celebrato l'apertura da parte dell'Egitto del passaggio di Rafah ai camion di aiuti per i palestinesi, ma ha anche lavorato in maniera autolesionista per tutto il mondo a rafforzare i nemici di Israele, dedicandogli i monologhi soprattutto arabi di esecrazione e di intimidazione politica a fronte di una guerra che lo Stato ebraico deve sostenere per seguitare a vivere.

L'intento politico immediato è quello di ritardare la battaglia di terra che Israele sta per affrontare perché Hamas non resti il dittatore terrorista di Gaza. Un obiettivo bizzarro da parte di al Sisi, interessato a porre fine al regno della forte sezione della Fratellanza Musulmana, sua principale nemica, che è Hamas. Il tono è stato ambiguo e antisraeliano, nonostante lo sforzo politico di alcuni partecipanti fra cui dobbiamo lodare Giorgia Meloni per denunciare la crudeltà di Hamas e stabilire il diritto di Israele a vivere. Invece di assistere alla ricerca di soluzioni umanitarie che aiutino i fuggitivi palestinesi vittime della violenza inaudita con cui Hamas ha procurato una inevitabile guerra e li usa come scudi umani, è mancato nei discorsi di tutti i leader arabi, soprattutto in quelli di Al Sisi e del re di Giordania Abdullah ogni memoria dell'inenarrabile sciagura che Hamas ha portato su Israele il 7 di ottobre.

Niente: si è udita invece un'assurda equiparazione delle sofferenze, le aggressioni, i morti, come se non si sapesse dei neonati bruciati vivi, delle teste tagliate, delle donne stuprate e fatte a pezzi, delle intere famiglie trucidate con intenzione di uccidere più ebrei possibile e si ignorasse che Israele invece dà la caccia ad Hamas e non ai palestinesi per motivi religiosi o etnici, come Hamas con gli ebrei. Non si è arrivati alla firma della dichiarazione finale proprio per l'avversione dei rappresentati dell'Occidente a includere, oltre alla condanna di Hamas, quella di Israele per l'uccisione di migliaia di civili a Gaza. Il panorama internazionale è stato offuscato di nuovo dalla parola «pace», come ai tempi dell'Unione Sovietica.

Ieri il rumore maggiore è stato quello di una colpevolizzazione di Israele, urlata e ripetuta, inaspettata da parte soprattutto di due leader arabi così importanti di Paesi in pace con Israele. Questo atteggiamento, naturalmente, trascina gli altri Paesi arabi, e trascinerà ancora di più le loro piazze, in una spirale che non si capisce dove possa portare, se non a spingere l'Iran e i suoi alleati a pensare che sia davvero il momento buono per aprire un altro fronte di guerra dal Libano e più avanti.

Al vertice mancavano i protagonisti del momento, l'Iran che ancora sta valutando se spingere gli Hezbollah a aprire il secondo fondo della guerra, gli Stati Uniti e Israele. Non è un caso che Ursula Von der Leyen, che con le sue coraggiose posizioni ha disegnato un'Ue finalmente dalla parte della sua ispirazione democratica, non fosse presente. Il copione, mentre al Sisi stabiliva la sua leadership «umanitaria» con l'ingresso dei camion (aiuto internazionale) di aiuti per i palestinesi, conteneva oltre che le consuete condanne di Israele occupante, che invece ormai dal 2005 non ha nulla a che fare con Gaza, e la consueta richiesta di uno Stato palestinese, che solo i palestinesi hanno bloccato in questi anni, puntando alla distruzione di Israele.

Borrell e Guterres hanno mancato l'occasione per dire una parola a favore del diritto alla difesa e all'esistenza dello Stato d'Israele, cosa di cui invece, e di questo va lodata Giorgia Meloni per il coraggio in quella sala immensa, sola di fronte a un pubblico non simpatetico, ha ristabilito l'importanza. Ha anche accennato al tentativo di Hamas di rendere quel conflitto il seme di uno scontro fra occidente democratico e mondo della destabilizzazione e della prepotenza.

Beh, questo summit ha dato il suo contributo a questo scopo evidente, e nessuno ha spiegato come quei miliardi di doni umanitari non finiranno nella mani di Hamas.

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