Politica estera

Israele, approvata la riforma della giustizia: migliaia in piazza contro il governo

La nuova norma rappresenta il primo tassello della più organica riforma della giustizia che nei mesi scorsi ha causato scontri e proteste in tutto il Paese

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La tensione in Israele è destinata a crescere nei prossimi giorni dopo l'approvazione della prima di una serie di leggi, volute dal governo guidato dal premier Netanyahu, destinate a cambiare volto alla giustizia nello Stato ebraico. Riforme che nei mesi scorsi hanno bloccato il Paese, con decine di scioperi e proteste di piazza. Adesso però, dopo settimane di dibattito, la Knesset (il parlamento israeliano) ha dato il benestare alla prima norma messa in cantiere dalla maggioranza. Si tratta della cosiddetta clausola di ragionevolezza, ossia il divieto da parte della Corte Suprema di esprimersi sulla ragionevolezza delle norme del governo e sulle nomine effettuate dalla maggioranza.

Cosa prevede la nuova norma

L'esito della votazione fa ben intuire il clima che si respira in Israele: 64 i voti favorevoli alla riforma, 0 quelli contrari. E non certo perché il governo ha convinto tutte le forze politiche presenti alla Knesset ma, al contrario, perché i 56 deputati dell'opposizione hanno disertato e boicottato il voto finale in segno di protesta. La spaccatura sul testo dunque appare molto evidente e importante.

Con la nuova norma, da ora in poi la Corte Suprema non potrà più intervenire sulla ragionevolezza dei provvedimenti adottati dal governo. Così come sulle nomine effettuate dall'esecutivo e approvate dal parlamento. Per i fautori della riforma, voluta soprattutto dal Likud di Netanyahu e dagli alleati di Sionismo Religioso, in tal modo si eviteranno scelte e pronunce di carattere politico da parte della Corte. Non solo, ma l'obiettivo sembra essere quello di rendere più certo e snello l'iter di approvazione delle leggi.

Opposizioni sul piede di guerra

Di tutt'altro avviso le opposizioni, secondo cui invece con il testo appena approvato la Corte è stata svuotata del suo ruolo primario, mettendo così a rischio la tenuta democratica del Paese. Il via libera della Knesset altro non ha rappresentato che il primo banco di prova per la generale riforma della giustizia. La stessa contro cui l'opinione pubblica e l'esercito hanno espresso molte perplessità. La riforma doveva essere approvata già a marzo, ma le proteste hanno fermato l'iter. Adesso Netanyahu punta al via libera sulle altre norme già nelle prossime settimane.

Ma se l'inizio della discussione sulla riforma a marzo ha già attirato migliaia di cittadini in piazza e causato scioperi in quasi tutti i settori, l'approvazione del primo testo di riforma non mancherà di causare ulteriori tensioni. Già durante la discussione in aula, durata 30 ore, in tanti hanno manifestato fuori dall'edificio che ospita la Knesset. E nei prossimi giorni altre manifestazioni sono previste in tutte le principali città israeliane.

I partiti dell'opposizione hanno promesso battaglia. Yair Lapid, principale avversario di Netanyahu in parlamento, ha lanciato gravi accuse al premier e ha annunciato un ricorso alla Corte contro la nuova legge. "Già domani ricorreremo alla Corte Suprema contro questa legge impropria - ha dichiarato Lapid ai media locali - contro l'annullamento unilaterale del carattere democratico di Israele, contro la maniera antidemocratica e prevaricatrice con cui sono stati condotti i dibattiti nella commissione parlamentare per le questioni costituzionali".

"Netanyahu è ormai una marionetta manovrata da estremisti e da ebrei messianici", ha concluso Lapid. Il Times Of Israel, ha riferito anche di primi scontri fuori la Knesset, con la polizia che ha usato idranti per disperdere la folla assiepata nei pressi di uno degli ingressi principali del parlamento israeliano.

I vertici di Hidastrut, principale sindacato israeliano, non hanno escluso la possibilità di nuovi sciperi.

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