Politica estera

Il re di Spagna affida l'incarico a Pedro Sánchez: "Punto a un governo progressista"

Il leader socialista ha due mesi di tempo per ottenere la maggioranza in parlamento. Necessario il supporto delle formazioni indipendentiste di Paesi Baschi, Catalogna e Galizia

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Il re di Spagna Felipe VI ha affidato al primo ministro ad interim Pedro Sánchez l’incarico di formare un nuovo governo. Lo ha confermato il presidente della Camera dei deputati Francina Armengol, dopo essere stata ricevuta dal monarca. Il leader socialista è arrivato secondo alle elezioni del giugno del 2023, superato dal Partito popolare di centro-destra guidato dal conservatore Alberto Núñez Feijóo che, però, non è riuscito ad ottenere la maggioranza in Parlamento.

Sánchez, che non dispone di abbastanza seggi per governare da solo, ha detto di puntare “ad una maggioranza per avere l'incarico, ad una maggioranza di legislatura che dia stabilità alla Spagna”. Il suo obiettivo è creare una coalizione progressista, “con i socialisti e Sumar (gli eredi di Podemos, ndr), con abbastanza sostegno elettorale" da evitare al Paese un’altra crisi di governo. Neri prossimi giorni vedrà tutte le forze politiche, tranne il partito di estrema destra Vox.

Il leader socialista ha ribadito anche di avere “un progetto chiaro per la Spagna, ambizioso, impegnato per la classe media” e con l’accento posto sul progresso sociale e sulla “convivenza tra i popoli” della nazione iberica. “Presenterò un piano di stabilità, di progresso, per i giovani, i lavoratori, gli anziani e le donne di questo Paese”, ha continuato Sánchez. “Crediamo in un progresso sociale di lavoro stabile e salari degni, insieme alla tutela del pianeta”.

Il capo del Psoe dovrà riuscire ad assicurarsi il supporto di diversi partiti indipendentisti, come il Partito nazionalista basco, il Blocco galiziano e le formazioni catalane. Proprio verso queste Pedro Sánchez ha teso la mano, affermando che “fare politica implica generosità, compromesso e logicamente leadership. Non si può presiedere il governo della nazione senza comprendere la pluralità politica del Parlamento e la nostra diversità territoriale”. Non ha esplicitamente parlato di amnistia, richiesta dal leader catalano in esilio Carles Puigdemont in cambio del suo supporto.

Ha invece negato qualsiasi possibilità di un referendum per l’autodeterminazione della regione, richiesto a gran voce dal presidente della Catalogna Pere Aragonès: “Chi difende l'unità del Paese è contro il conflitto politico, è per la convivenza. Bisogna riavvicinare i catalani dal resto della Spagna. Questa è l'ora dell'impegno, della generosità e della politica per creare un governo stabile: lancio un appello a tutte le forze politiche”.

Pedro Sánchez dovrà agire in fretta, poiché il fallimento di Feijóo ha fatto scattare un conto alla rovescia di due mesi, al termine dei quali il Parlamento sarà sciolto se nessun candidato al ruolo di primo ministro avrà ottenuto un sostegno sufficiente.

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