Guerra in Israele

"Avvertiti di qualcosa di grande". "Via libera di Teheran": la rete dietro l'attacco di Hamas

Secondo il Wall Street Journal, l'Iran avrebbe aiutato direttamente Hamas ad organizzare il più grave attacco contro Israele dalla guerra dello Yom Kippur. E dall'Egitto confermano: "Avevamo avvertito Tel Aviv"

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È stato l’Iran ad aiutare e a dare il via libera lunedì scorso ad Hamas per l'esecuzione dell’attacco più sanguinoso contro Israele degli ultimi 50 anni. A dare conferma al sospetto che molti analisti avevano già preso in considerazione è il Wall Street Journal il quale riporta in esclusiva i dettagli dell'ultimo incontro decisivo svoltosi una settimana fa a Beirut al quale hanno partecipato funzionari di sicurezza di Teheran assieme ai membri del gruppo islamista. Un altro giornale, il Times of Israel, rivela invece che l’Egitto aveva informato ripetutamente gli alleati israeliani che si preparava "qualcosa di grande". I funzionari dello Stato ebraico, concentrato sulla situazione di tensione in Cisgiordania, avevano però minimizzato l'allarme.

Secondo il quotidiano economico americano, a coordinare l’organizzazione del piano di morte eseguito all’alba del 7 ottobre sarebbe stato Ismail Qaani, il comandante delle Brigate al Quds, il braccio armato dei Pasdaran. Una complessa operazione i cui preparativi risalirebbero ad aprile scorso ma avrebbero subito un’accelerazione a partire dal mese di agosto.

L’assalto che ha sorpreso l’intelligence israeliana ha potuto contare su una collaborazione inedita tra i due gruppi sostenuti dall’Iran, Hamas ed Hezbollah. ll primo è il movimento sunnita che controlla la Striscia di Gaza dal 2007, il secondo è il gruppo sciita che opera in Libano.

In base alle fonti interne ad Hamas e ad Hezbollah consultate dal Wall Street Journal, in tarda primavera i due movimenti avrebbero testato i sistemi di difesa israeliani lanciando attacchi limitati da Gaza e dal Libano. In parallelo negli ultimi due mesi il Paese dei cedri avrebbe ospitato incontri sempre più frequenti, almeno due a settimana, tra le stesse organizzazioni e i comandanti delle Brigate al Quds. Qaani non era l’unico ad essere presente a molte di queste riunioni. Lo erano infatti anche il comandante di Hezbollah Hassan Nasrallah, il leader della Jihad Islamica al-Nakhalah, e il capo militare di Hamas Saleh al-Arouri. Persino il ministro degli esteri di Teheran Hossein Amir-Abdollahian avrebbe presenziato ad un paio di meeting.

Le rivelazioni esclusive che chiamano direttamente in causa l’Iran non sarebbero però ancora state confermate dagli Stati Uniti. In un’intervista alla Cnn il Segretario di stato Usa Antony Blinken ha dichiarato che “non abbiamo ancora visto le prove che Teheran abbia diretto o sia stato coinvolto nell’attacco ma di certo c’è una lunga storia di collaborazione”. L’Iran da parte sua, pur riconoscendo la vicinanza ad Hamas, ha negato un suo coinvolgimento diretto sostenendo che il gruppo islamista ha agito in maniera indipendente. La missione iraniana alle Nazioni Unite ha fatto sapere che "gli israeliani stanno tentando di giustificare il loro fallimento attribuendolo al nostro potere operativo e di intelligence".

Il regime degli ayatollah ha poi minacciato, in caso di attacco, di rispondere con lanci di missili contro Israele anche dal Libano e dallo Yemen e di inviare combattenti dalla Siria con lo scopo di colpire le città israeliane a nord e ad est del Paese.

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