Politica internazionale

"Europa irrilevante: vi spiego cosa rischia in caso di una nuova guerra"

Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, analizza l'attuale crisi internazionale

"Europa irrilevante: vi spiego cosa rischia in caso di una nuova guerra"

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"L’escalation può essere molto pericolosa e può essere l’innesco che ci porta a una Terza guerra mondiale". A dirlo è Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano.

Che risvolti potrebbe avere un’escalation in Medio-Oriente?

"I fronti aperti, tra l’Ucraina, Israele, il Mar Rosso, sono molteplici e un conflitto con l’Iran complicherebbe ulteriormente il quadro. Le posizioni di Iran, Cina e Russia si stanno compattando ulteriormente e diventa sempre più netta la divisione tra autocrazie, Global South e mondo occidentale. Sono certo che esista una moral suasion con Israele affinché la sua reazione non sia eccessiva, ma è probabile che anche la Cina giochi un ruolo con l’Iran perché, come gli Usa, non ha alcuna convenienza a facilitare questa escalation, con tutti i rischi che ne conseguirebbero. L’attacco di sabato ha evidenziato che una parte del mondo arabo come la Giordania, gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, si è avvicinata a Israele, supportandola militarmente. Questo potrebbe essere un fattore di deterrenza per l’Iran".

Ci troveremo, dunque, di fronte a una nuova ‘guerra fredda’, stavolta tra i Paesi occidentali filo-Nato e i Paesi che si riconoscono nei Brics?

"Purtroppo non è una guerra fredda. All’epoca c’erano solo due potenze, Usa e Urss, che si combattevano e avevano un livello di interscambio commerciale e interconnessione che era quasi pari allo zero. Oggi, invece, non solo da una parte abbiamo la Cina e la Russia, ma abbiamo anche India e Turchia che fanno un gioco ancora diverso. Dal punto di vista geopolitico, dunque, la situazione è molto più complessa anche perché gli houthi stanno riducendo di oltre il 60% il traffico merci che passa dal Canale di Suez e i porti italiani hanno perso il 70% di traffico".

A che conviene agevolare l’escalation?

"A nessuna delle grandi potenze. In questo momento l’escalation conviene solo a Netanyahu che, senza la guerra, sarebbe già stato destituito visto che ha tre capi di imputazione sulle spalle e che sono fermi solo perché è presidente. Sta lottando per la sua sopravvivenza politica e ha, perciò, interessi a creare nuovi fronte per restare in vita. E il problema adesso è che Netanyahu non sta ascoltando nemmeno gli Stati Uniti".

In questo contesto l’Europa che ruolo può giocare?

"L’Europa attualmente non gioca alcun ruolo. È drammaticamente irrilevante in quanto non è un soggetto politico unitario. Per certi versi, l’effetto di questi continui focolai è che l’Europa o si trasforma da unione monetaria a unione politica oppure cresceranno le spinte disgregative. Le elezioni potrebbero indebolire la coalizione Ursula e l’arrivo di Trump rischia di dividere ulteriormente l’Europa. A quel punto ci potrebbero essere tensioni interne acuite dal fatto che Russia e Cina potrebbero giocare la strategia del dividi et impera. L’Europa è chiamata a una prova di maturità senza appello. Attualmente si fa fatica anche a decidere sui fronti interni all’Unione e questo si vede col fatto che Francia e Germania hanno rapporti diretti con la Cina".

Una difesa comune europea, dunque, è un miraggio?

"Purtroppo sì. L’Europa, senza un soggetto militare comune, farà fatica a sopravvivere. L’unione monetaria non è sufficiente e non basta per competere con 1,5 miliardi di cinesi, 1,5 miliardi di indiani, 500mila indonesiani ecc…"

La Terza Guerra mondiale è imminente, siamo sull’orlo del baratro?

"Non siamo ancora sull’orlo del baratro, ma la pistola di Sarajevo è lì a ricordarci che, quando i fronti sono tanti, basta un piccolo episodio per innescare dinamiche fuori controllo. Non credo che sia imminente o che sia scontata però ogni settimana facciamo un passo in quella situazione. Di certo, ormai, ha ragione il papa a dire che c’è una guerra mondiale a “pezzetti”.

Non possiamo dare per scontato che non vi sarà una Terza guerra mondiale".

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