La stanza di Feltri

Il vizio dei politici non chiedere scusa

Non penso che il limite della nostra classe politica sia la litigiosità, come spesso si dice

Il vizio dei politici non chiedere scusa

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Il vizio dei politici non chiedere scusa

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Gentile Direttore Feltri,
la stimo particolarmente e la ritengo una voce equilibrata, coraggiosa e autorevole. Ecco perché le domando: qual è la colpa più grande della nostra classe politica? E per «classe politica» intendo politici di destra e di sinistra.
Grazie.
Leo Puglisi

Caro Leo,
innanzitutto sono io a ringraziare te sia per la stima che per lo spunto che mi offri per una riflessione, spunto che colgo al volo. Non penso che il limite della nostra classe politica sia la litigiosità, come spesso si dice. Essa fa parte della dialettica politica propria della democrazia. Inoltre i politici da sempre litigano, si attaccano, inveiscono tra loro, si accusano reciprocamente, tentando di danneggiare l'immagine degli avversari. Ci sono alcuni comportamenti, tuttavia, che reputo sfacciatamente incoerenti, come la battaglia che la sinistra sta conducendo a favore del salario minimo, di cui pure non si è occupata quando governava il Paese, cosa che ha fatto fino all'altro ieri e per oltre un decennio. Sorvoliamo. Tu chiedi quale sia la colpa più evidente. Parlare di «colpa» non mi piace, preferirei discutere di vizi dei politici. A mio avviso, quello maggiore risiede nell'assenza di umiltà davanti agli elettori, ossia nella capacità di riconoscere, ovvero di ammettere, di avere sbagliato, assumendosi dunque le proprie responsabilità. Un atto coraggioso, indice di onestà, il quale sarebbe molto apprezzato dai cittadini. Ricorro ad un esempio pratico. Proprio in questi giorni l'ex primo ministro britannico Boris Johnson, che a me è sempre piaciuto nonostante sia stato preso di mira e demolito dalla stampa di sinistra di tutto il globo, pur avendo difeso la sua gestione della pandemia, ha affermato a chiare lettere che il suo governo «ha sbagliato alcune cose», «nonostante abbia fatto del suo meglio». Con queste parole Johnson ha cominciato la sua testimonianza nell'ambito di una inchiesta pubblica, scusandosi «per il dolore, la perdita e la sofferenza delle vittime del Covid». Ma tu te lo immagini Giuseppe Conte intento a chiedere scusa? Eppure di errori e addirittura di abusi ne ha compiuto l'allora premier durante la pandemia, però ha sempre dato la colpa ad altri, ha sempre puntato il dito verso chiunque meno che verso se stesso. Ha tacciato il presidente della Lombardia, Fontana, o anche l'allora assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Gallera, di pessima gestione dell'emergenza, mentre il responsabile era proprio egli stesso. Mai che faccia un bagno di umiltà il nostro avvocato del popolo. Accusa l'attuale esecutivo di ignorare spesso le Camere, eppure fu proprio Conte a metterle addirittura fuori servizio per mesi e mesi, sospendendo la democrazia. Tu lo hai dimenticato? Non credo. Si scuserà mai l'ex premier per caso, tirato fuori dal cilindro del prestigiatore Beppe Grillo? No, mai. Intanto noi seguitiamo a pagare le conseguenze delle sue politiche scellerate, dal reddito di cittadinanza concesso a chiunque e di fatto a tempo indeterminato (misura che tuttora rivendica con orgoglio) ai bonus edilizi che hanno impoverito mostruosamente le casse statali arricchendo spesso quelle dei criminali, basti considerare le ultime frodi per miliardi di euro venute a galla.

Prima di dare lezioni di democrazia agli antagonisti politici, Conte dovrebbe abbandonare l'arroganza e porgere formali scuse agli italiani, che hanno subito oltretutto le sue quasi quotidiane conferenze stampa serali in cui Giuseppi, da primo ministro, tesseva le lodi di se stesso.

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