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007, dall'Asia con amore Ora Bond diventa etnico

Il capo dei servizi segreti britannici annuncia la svolta: servono agenti orientali, neri e arabi

007, dall'Asia con amore Ora Bond diventa etnico

Mi chiamo Bond. Cheng Bond. Dimenticate Sean Connery. E se è per questo dimenticate anche Roger Moore, quel bietolone belloccio di Pierce Brosnan e perfino il fascino proletario di Daniel Craig. I prossimi 007 saranno multietnici. E magari i film su di loro li girerà Bollywood.

La svolta è stata annunciata da Alex Younger, il capo del MI6, sigla con cui è più noto il Secret Intelligence Service di Londra. Nella prima intervista mai rilasciata a un quotidiano, il Guardian, Younger, fino a qualche tempo fa noto solo come «C», ovvero chief (capo) ha creato l'identikit del nuovo agente segreto. Che un po' per adeguarsi ai tempi, un po' per riflettere fisiognomicamente i cambiamenti della società britannica sempre più colored e un po' perché il nemico con cui combatte ha la pelle sempre più scura, dovrà non esser più per forza anglosassone.

Del resto non è solo colpa di uno strisciante razzismo spionistico se di 007 di colore se ne sono visti sempre pochi. «Sono i membri di certe comunità a essersi autoesclusi da certe carriere», spiega Younger. Ma ora la richiesta dei servigi delle spie di Sua Maestà è sempre maggiore e il MI6 ha lanciato una campagna di reclutamento massiccia che dovrebbe aumentare fino a un terzo i suoi dipendenti. e allora ben vengano gli 007 etnici. «Sono molto convinto di questa cosa - si entusiasma C -. Noi dobbiamo uscire a chiedere a questa gente di unirsi a noi. Un tempo l'unico modo in cui avveniva il reclutamento di un agente segreto era un colpetto sulla spalla. Io stesso sono stato coinvolto così». Una proposta indecente fatta informalmente, con metodi disinvolti e lontano da occhi e orecchie indiscrete. In genere si trattava di un vecchio professore di un college che lavorava come talent scout a libro paga del MI6 e individuava le menti più brillanti ed entusiaste. Li invitava a bere qualcosa e proponeva loro di entrare nei servizi. Metodo antiquato? Forse, ma per Younger ancora buono. «Dobbiamo andare da persone che mai avrebbero pensato di essere ingaggiati dal MI6. Dobbiamo fare uno sforzo consapevole e diventare lo specchio della società in cui viviamo. Dobbiamo attirare il meglio della Gran Bretagna contemporanea. Ogni comunità da ogni parte del Paese dovrebbe sentire di potersi prendere quello che vuole, indipendentemente dal suo background o dallo status». Se poi 007 invece che un Martini con oliva si beve un «lassi» di mango, beh, le groupie se ne faranno una ragione.

Il fatto è che il modello James Bond non ha fatto bene al MI6, perché per decenni si sono avvicinate ai servizi segreti inglesi persone attratte dall'idea di uno stile di vita glam e convinti che fare la spia volesse dire belle donne, belle auto e bicchieri sempre pieni. «La gente crede che noi assumiamo Daniel Craig, o meglio un Daniel Craig agli steroidi. Ma uno come lui oggi non sarebbe preso». Troppo vistoso, troppo prevedibile. Meglio un indiano con la faccia da nerd. O un nero. O un iracheno che forse capisce di più la mentalità di un terrorista dell'Isis. meglio una donna, «che in genere è più empatica e ha la capacità di vedere le cose in modo differente». Fatti l'ultimo Martini, James.

Sputa il nocciolo dell'oliva e togli il disturbo.

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