Politica

"Selfie e voglia di apparire: il gossip ai tempi di Renzi"

Il creatore del sito Dagospia: "Sono passati dai baci di Occhetto agli autoscatti a raffica del premier che usa l'immagine proprio come i politici che tanto criticava"

"Selfie e voglia di apparire: il gossip ai tempi di Renzi"

Il renzismo è una versione estrema della politica post ideologica tutta leader e selfie. Sdoganato anche l'utilizzo del gossip artefatto pur di guadagnare consensi, anche se nella versione neodem diventa un tentativo goffo di costruire al leader un'immagine. Dai servizi in stile Fonzie del premier Matteo Renzi che «gridano vendetta» ai quadretti familiari, che John Kennedy aveva sperimentato cinquanta anni fa. A Roberto D'Agostino l'approdo della sinistra al pettegolezzo strumentale sembra scontato, nel senso che è figlio della fine delle ideologie. Ma per il direttore di Dagospia è anche una scelta poco felice. Diventa un boomerang per le ministre Boschi e Madia, le cui riforme incontrano meno interesse delle foto. E per il futuro dobbiamo aspettarci un ulteriore passo indietro: Il trionfo dei politici narcisisti, incoraggiati dalla tecnologia.

Dopo un'estate di topless governativi, bikini democraci, due giorni fa nozze a beneficio di fotografi. Politici come Dario Franceshini cercano il gossip per sembrare normali?

«Si è sposato come tanti, in comune a Sutri, niente di che dal punto di vista della mondanità o della pubblicità in mezzo al narcisismo da selfie che sta contagiando la politica. Speriamo per la moglie che dal punto di vista degli affetti non sia una banderuola come in politica».

Prego?

«Enrico Letta è ancora lì che si deve riprendere dal tradimento. Era il suo braccio destro è passato a Renzi nel giro di cinque minuti».

Però, Franceschini a parte, non può negare che oggi per la sinistra l'immagine sia diventata un'ossessione...

«Se persino una signora come Rosi Bindi usa gli stessi toni di Berlusconi».

In che senso?

«Quando Berlusconi disse che era più bella che intelligente ci fu una sollevazione e lei si mise la maglietta con la scritta “Non sono donna a sua disposizione”. Ora Bindi dice che ci sono ministre più belle che intelligenti e non succede niente».

Quindi media e vecchia politica attaccano una sinistra che è tutta immagine e quindi più vulnerabile?

«Contro Marianna Madia e Maria Elena Boschi è un continuo. Boschi è riuscita a fare passare una legge, terribile, di riforma del Senato e tutti parlano del suo bacio con Razzi. Da mettere tra i misfatti della Seconda Repubblica. Ha portato a compimento una legge, per me orribile, eppure per qualcuno è solo “bona”».

Piccoli incovenienti che i renziani avranno sicuramente soppesato.

«Renzi usa l'immagine in maniera “berluscona”. Usa gli stessi veicoli e linguaggio, le comparsate da Maria de Filippi, il servizio vestito da Fonzie che grida vendetta. Poi le foto finto rubate in versione familiare in villa o sulla barca».

C'è da dire che ci provano da tanto, però alla vecchia sinistra non ha portato fortuna puntare sull'immagine...

«Ci provano dai tempi dei baci di Occhetto a Capalbio, ma non c'è alternativa se i partiti abbandonano l'ideologia. La fine dell'ideologia prevede il culto della personalità. Per John Kennedy venivano costruiti servizi fotografici finto spontanei con i bambini nello studio ovale o in giardino con la famiglia. Oggi c'è Michelle Obama che zappa l'orto e da noi Renzi o Beppe Grillo che attraversa lo stretto di Messina».

Che sono cose diverse rispetto al topless del ministro Giannini...

«Ma quello non è costruito. Giannini appartiene alla generazione degli anni Settanta, che considerava il topless una forma di liberazione, come il bagno di mezzanotte al mare».

Dobbiamo aspettarci altri cambiamenti?

«La politica resta un Cafonalissimo continuo e quello che oggi troviamo sui giornali non è niente rispetto a quello che già naviga in rete e quello che troveremo in futuro. Anche in politica è arrivata la selfie generation , narcisismo portato a conseguenze estreme. Da sempre fanno di tutto per farsi fotografare e farsi vedere. Oggi possono farlo saltando i giornali. In futuro sarà peggio.

La tecnologia ci porterà più in basso».

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