Politica

E l'ondata dei migranti spaventa anche i turisti

Molte località sono sotto scacco all'inizio della stagione delle vacanze

E l'ondata dei migranti spaventa anche i turisti

L'allarme lo ha lanciato il governatore veneto Luca Zaia qualche giorno fa. Chiedendo ai prefetti della regione «lo sgombero di tutte le strutture ricettive e degli alloggi già occupati da immigrati nelle località turistiche» per evitare «un effetto devastante sulla stagione in corso». Zaia si è attivato contro quella che considera una «ritorsione» dell'esecutivo, dopo aver saputo dell'arrivo di 100 profughi a Eraclea e di altri 380 in procinto di sistemarsi in Veneto per la bella stagione, presenza che metterebbe a rischio «la prima economia della Regione con 70 milioni di arrivi, migliaia di posti di lavoro (anche per gli immigrati regolari) e 16 miliardi di fatturato».

Con l'estate alle porte e le decine di migliaia di migranti sbarcati sulle nostre coste, non è solo il Veneto a fare i conti con la presenza degli stranieri arrivati sui barconi della speranza, quegli stessi stranieri ai quali il resto dell'Europa chiude la porta in faccia, sigillando le frontiere in barba a Schengen. Accolti nei Cara, trasferiti nelle strutture di accoglienza sparse in tutta Italia, popolano hotel, residence e altre strutture messe a disposizione su input dei Prefetti. Dalle Marche alla Toscana, dalla Liguria alla Puglia. Ritrovandosi spesso, vista la stagione, a popolare i luoghi delle vacanze fianco a fianco con i turisti. Che non sempre gradiscono. Guardando oltreconfine, a maggio il quotidiano inglese Daily Mail ha raccontato la «fuga» dei turisti dall'isola greca di Kos, trasformata «in un inferno» dalla massiccia presenza di profughi, secondo i sudditi in vacanza di sua maestà. Certo poco abituati alla loro presenza in patria, vista la ritrosia di Londra ad aprire le frontiere. Di certo, il timore di una flessione c'è anche per l'Italia. E il rischio di effetti negativi su un settore che «rappresenta il 12 per cento del pil» è sollevato, per esempio, da Rino Siconolfi, presidente del tour operator Tubiviaggi. Che reclama «interventi a tutela sia delle località balneari che delle città d'arte» dopo l'escalation degli sbarchi. Che talvolta avvengono a due passi da sdraio e ombrelloni. Il caso-simbolo è quello di Lampedusa, storico punto d'arrivo delle rotte dei migranti, che nel 2014 ha registrato un calo del turismo del 60 per cento. Ma al Sud succede anche altrove. In Puglia, per esempio, lo scorso primo giugno un gommone è approdato di buon ora sulla spiaggia del lungomare cittadino della «perla del Salento», Santa Maria di Leuca, davanti agli occhi sorpresi dei bagnanti mattinieri. Nonostante l'intervento della guardia costiera buona parte dei migranti a bordo, scafista compreso, si sono dileguati. A Termoli, invece, gli immigrati sono ospiti dallo scorso autunno di un hotel sul lungomare, tra le polemiche di chi teme ripercussioni sul business turistico, a vantaggio di località vicine. Stesso timore di Luigi Ammatuna, sindaco di Pozzallo. La cittadina del Ragusano è un punto di passaggio per migliaia di migranti, accolti dai cittadini «ospitali e solidali», osserva il sindaco, che però mette in guardia dall'«impatto che la presenza di tanti migranti» può avere sul turismo. «Sarebbe più giusto - conclude - distribuire gli arrivi in diverse località». Sindrome nimby pure a Cesenatico, dove il consigliere comunale Ivan Cangini lamenta la «concentrazione» di stranieri in un hotel cittadino, domandandosi - come fa l'Italia con l'Ue - «per quale motivo non vengono distribuiti su tutti i Comuni».

Per qualcuno, però, gli stranieri sono un business, anche d'estate. Non solo per le mafie del sociale alla «Mondo di mezzo» o per i professionisti dell'accoglienza. Anche per piccoli albergatori vittime della crisi, magari amplificata proprio dall'invasione straniera, che di fronte all'emorragia di turisti, non disdegnano i check-in a profughi e richiedenti asilo. Come il gestore di un albergo del Trentino, sul monte Bondone, ben lieto delle presenze «fuori stagione»: «Qui va sempre peggio, se c'è un modo per sopravvivere...

».

Commenti