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Droni, radar, satelliti. La tecnologia al servizio della Grande Bellezza

Dai dissesti idrogeologici, alle colture, all'arte. L'ingegneria può prevedere (e proteggere) tutto. Come spiega un progetto di Finmeccanica

Droni, radar, satelliti. La tecnologia al servizio della Grande Bellezza

Tecnologia più ambiente. È un'addizione che sorprende perchè rivela diversi «più». Svela conoscenze, porta progresso, preserva il patrimonio artistico, fa evitare tragedie e risparmiare denaro. Succede quando si valuta con precisione un rischio idrogeologico o quando si ispeziona un'area da coltivare scoprendone caratteristiche fino a quel momento ignorate. È allora che il geologo può predire quando un terreno è lì lì per cedere e l'agricoltore capisce perché in certe zone la frutta matura prima o non matura affatto.

Finmeccanica ci guida nel pratico mondo delle tecnologie applicate all'ambiente. E questo è stato anche il tema del convegno presentato a Expo lo scorso 15 settembre dal titolo «La grande bellezza del paesaggio italiano».

Elicotteri, aerei, droni o satelliti trasportano di volta in volta i sensori più adatti a raccogliere le informazioni. C'è il sensore ottico definito «iperspettrale» e in grado di individuare la composizione dei materiali osservati, oppure c'è uno speciale radar montato su satelliti capace di verificare gli spostamenti del terreno ad esempio. «È possibile, grazie a tutti questi strumenti e in modo integrato, cogliere un fenomeno nella sua complessità - spiegano da Finmeccanica - In agricoltura, i sensori ottici consentono analisi iperspettrali, ossia capaci di valutare la composizione bio-chimica del terreno e delle colture, dal momento della semina alla fase finale. Ci rilevano la disomogeneità del terreno; si capisce, ad esempio, perché in certe aree i frutti maturano prima che in altre. Già questo dato permette una raccolta mirata, in tempi diversi, ottimizzando le risorse, senza sprecare energie ed evitando di sciupare parte del raccolto». Con gli stessi sistemi si può scoprire in anticipo se una coltivazione è malata, se è più o meno fertile. Si capisce quando è il momento di concimare e quando di innaffiare. Non si spreca l'acqua, insomma.

Ancora: dopo un'alluvione i terreni non rispondono allo stesso modo in considerazione della diversa composizione che li caratterizza. Monitorandoli in modo costante si ottengono dati (anche con varianti millimetriche) che permettono di intervenire prima che avvenga un disastro idrogeologico. «Con un programma apposito per l'analisi dei dati disponibili si riescono a stabilire anche i livelli di rischio e si fissa un limite da non superare» o il livello di priorità da attribuire a ogni intervento resosi necessario.

Dalle colture all'inquinamento. «Le analisi iperspettrali mostrano anche gli inquinanti invisibili, nei fiumi, nei laghi, sulle opere d'arte. In questo caso si svelano molecole piccolissime. Al contrario per rilevare le grosse chiazze di petrolio in mare ci si avvale dell'interferometria radar. La consistenza fisica diversa, il greggio più denso, è individuato dalle onde elettromagnetiche emesse dal radar. Fondamentale, in questo caso, è poter disporre anche di una visione d'insieme, fotografando le dimensioni della chiazza e osservandone i cambiamenti nell'arco di ore e giorni».

La tecnologia tutela anche il patrimonio artistico. «Le analisi iperspettrali permettono azioni mirate sui monumenti, opere singole o siti archeologici». Ad esempio, l'inquinamento deteriora i materiali con cui sono costruiti i monumenti storici, trasformando ad esempio il marmo in gesso. L'analisi iperspettrale permettere di distinguere cosa è marmo e cosa è gesso, permettendo di verificare lo stato di conservazione di una facciata.

La stessa tecnologia consente inoltre di individuare zone di depigmentazione in un dipinto, insieme ad aree sottoposte a restauri precedenti, come pure tratti pittorici preparatori utilizzati dall'artista e non visibili ad occhio nudo.

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