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La rete di professori e il libro bianco del Salvini moderato

È un mix davvero spiazzante quello che si è visto sabato mattina alla sala del Grechetto di Palazzo Sormani

La rete di professori e il libro bianco del Salvini moderato

Milano Le teste d'uovo a braccetto dei barbari padani. I professori e i leghisti. Prove di un fidanzamento se non di un matrimonio per disegnare la Milano del futuro. È un mix davvero spiazzante quello che si è visto sabato mattina alla sala del Grechetto di Palazzo Sormani. Sul palco Matteo Salvini, che anche su questo fronte sta traghettando il Carroccio oltre vecchi steccati e stereotipi, e con lui un nugolo di eccellenze.

Giampio Bracchi, presidente emerito della Fondazione Politecnico di Milano, parla della straordinaria concentrazione di cervelli che riempie la città e le sue università e viene sommerso dagli applausi; Luca Antonini, il padre del federalismo fiscale e ordinario di diritto costituzionale a Padova, lancia la rivoluzione dentro la burocrazia: «È ora che i dipendenti del Comune siano valutati dai cittadini». Poi torna su un tema a lui caro: «Le imprese non devono pagare l'Imu, molte non ce la fanno più, è un secondo affitto che dev'essere eliminato». Roberto Brustia, commercialista con maxistudio, si ferma sulla Scala: «Una società internazionale voleva far fruttare il marchio ma alla fine ha dovuto arrendersi. Non se n'è fatto nulla. Peccato perché a Pompei un investimento di 30 milioni ha generato un profitto di 300 milioni».

Salvini è più prosaico: «Dopo vent'anni e passa hanno indagato i vecchi sindaci Tognoli e Pillitteri perché il lampadario della Scala conteneva amianto». Questa è Milano, la Milano dei veti e dei ritardi, delle vecchie incrostazioni ideologiche, insomma la Milano di Pisapia che non piace a tanti moderati, magari rimasti orfani nella diaspora di questi ultimi anni, ma pronti a incoronare Salvini come possibile motore di una ripartenza.Giuseppe Valditara, ordinario di diritto romano a Torino e in passato parlamentare, con uno sfortunato innamoramento per Gianfranco Fini, è un po' il capofila di questa équipe. Tocca a lui sintetizzare le criticità: «La sicurezza, l'inquinamento, la povertà». E giù una valanga di proposte elaborate con gli autorevoli colleghi.

Il team si è formato in quella palestra che è la rivista Logos e poi ci sono state le riunioni nello studio di Francesco Rotondi, giuslavorista con cattedra alla Liuc di Castellanza, pure presente in sala. Ora le idee sono condensate in un libro bianco di un centinaio di pagine che viene consegnato al leader della Lega. Il senatore Raffaele Volpi, grande sponsor dell'operazione, può dirsi soddisfatto. E con lui Ilaria Amè, già assessore forzista a San Donato Milanese e ora impegnata a tessere la tela di una nuova trama politica. Tutti chiedono a Salvini il nome del candidato che correrà per Palazzo Marino. Ma lui si sottrae al gioco delle figurine: «Troveremo la persona giusta. Io sono disposto a fare l'assessore o il capogruppo, ma non sarò il sindaco». L'importante, almeno in questa fase, è preparare un programma concreto a misura del centrodestra ambrosiano. E buttare giù barriere finora intoccabili.

Davanti ai seggi i moderati vanno rassicurati e sedotti: una lista civica salviniana pare perfetta per conquistare quel mondo.

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