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«Dopo 12 anni giusto lasciare. Io in Africa? Fake news»

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«Dopo 12 anni giusto lasciare Io in Africa? Fake news»

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Padre Antonio Spadaro, sono state scritte e dette tante cose sul cambio di vertice a Civiltà Cattolica. Come sono andate le cose?

«Un anno fa i miei superiori mi hanno detto che pensavano fosse giunto il tempo di un avvicendamento alla direzione. Ho lasciato la decisione a loro nella piena consapevolezza che 12 anni è il tempo giusto per dare il meglio di sé senza andare col pilota automatico. È stato il tempo della direzione di padre Bartolomeo Sorge, ad esempio».

Ma il Papa che ha detto?

«I miei superiori ne hanno parlato con lui prima dell'estate a decisione interna presa, dunque. Così è stata presentata a loro la richiesta che cominciassi il mio servizio presso il Dicastero per la Cultura e l'Educazione della Santa Sede. Sono felice di iniziare questa avventura».

Ci sono state fratture all'interno della redazione e dei Gesuiti in generale?

«Se intende divergenze di opinioni e di modi di procedere, certamente! C'è un proverbio che dice che se ci sono 10 gesuiti ci sono 11 opinioni differenti. Ciascuno ha sempre espresso le proprie posizioni, anche con forza. Tuttavia, al momento di prendere le decisioni c'è sempre stato un consenso molto largo tra noi, sempre verbalizzato».

Si è parlato di un suo invio in Africa. È vero?

«Non capisco come sia nata questa fake news. Non ho mai ricevuto dai superiori richieste di trasferimento al di fuori di Roma. Semmai, dato che sono da sei anni nel board della Georgetown University, qualcuno ha pensato che potessi trasferirmi a Washington».

È vero che ha tentato di cambiare impronta alla rivista dei Gesuiti?

«Con la redazione abbiamo dato un'impronta fortemente internazionale alla Civiltà Cattolica col coinvolgimento di oltre 200 gesuiti da tutto il mondo e la pubblicazione in 9 lingue. È stato dato più spazio alla politica internazionale e implementato il digitale».

Come sono i rapporti con il Papa?

«La rivista ha tra i suoi obiettivi quello di accompagnare il Pontificato, e questo dal 1850. Spero di essere rimasto fedele a questo obiettivo. Sono grato a Francesco perché mi dà la possibilità di seguirlo da vicino nei viaggi internazionali e per avermi nominato membro del Sinodo. Il rapporto con lui è una delle esperienze più forti della mia vita».

Come intende portare avanti il ruola di sottosegretario al dicastero della Cultura?

«Certamente sento importante dialogare coi mondi culturali lì dove già si esprimono.

Non tanto, dunque, organizzare grandiosi eventi culturali dentro le nostre mura, quanto piuttosto cercare di entrare nella conversazione culturale a ogni livello lì dove si svolge davvero, nelle piazze reali: anche così Chiesa in uscita».

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