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"Bloccheremo le Camere...". La lettera dei 5S fa tremare Conte

La lettera è firmata da ben 17 senatori e 52 deputati, che rilanciano senza giri di parole l'intenzione di andare contro il fondo Salva Stati, invitando i colleghi a votare compatti

"Bloccheremo le Camere...". La lettera dei 5S fa tremare Conte

L'ok al Mes da parte del ministro dell'Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri pronunciato a Bruxelles, che già aveva scatenato un mare di polemiche nel mondo politico italiano, viene duramente contestato da una consistente fronda interna al Movimento Cinquestelle.

I grillini pronti a contrastare il passo che la maggioranza giallorossa sembra ormai prossima a compiere, hanno fatto sentire senza giri di parole tutto il loro dissenso con una lettera indirizzata direttamente ai "pezzi grossi" del movimento. Ricevuta dal leader Vito Crimi, dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal sottosegretario Riccardo Fraccaro, la missiva reca la firma di ben 17 senatori e 52 deputati, totalmente contrari alla possibilità di aprirsi al contestato fondo Salva Stati. Una frattura che al momento pare insanabile, anche se, visto il salto verso l'odiato Pd pur di restare al governo proprio da parte dei grillini, pare lecito potersi attendere di tutto.

"Oggetto: Risoluzione sulla Riforma del Mes del prossimo 9 dicembre 2020". Questa appare, come indicato da Agi, l'intestazione della lettera. "Gentili Capo Politico, Capo Delegazione, Capigruppo e Membri del Governo, con questa lettera sottoponiamo alla vostra cortese attenzione il tema quanto più attuale dell'ipotesi di riforma del Mes e della prossima risoluzione parlamentare in vista del Consiglio Europeo, cercando di ripercorrere brevemente le posizioni espresse sia dal Parlamento che dal nostro gruppo". I firmatari vanno dunque subito al sodo, citando la risoluzione D'Uva - Molinari del 19/06/2019 . Risoluzione con cui si impegnava l'esecutivo "in ordine alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale". Governo che era allora stato già sollecitato anche a "promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell'unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all'esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto "package approach", che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo".

Nonostante il cambio di guardia alla maggioranza (quando la Lega, cioè, fu rimpiazzata dal Partito Democratico), i firmatari ricordano che la posizione sul Mes era rimasta un punto fermo. "La cosiddetta 'logica di pacchetto' riguardante Mes, Biic ed Edis venne ripresa nella risoluzione Silvestri - Del Rio approvata l'11/12/2019". Anche in questa risoluzione furono fissati dei paletti. Ovvero l'impegno a "mantenere la logica di pacchetto (Mes, Bicc, Unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l'equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell'unione economica e monetaria, approfondendo i punti critici". Oltre a ciò, un punto fermo era anche l'esclusione di "interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale, escludendo le disposizioni che prevedono una contribuzione degli istituti finanziari all'Edis in base al rischio di portafoglio dei titoli di Stato". I firmatari grillini ricordano altresì l'intenzione di proporre, nell'ambito delle manovre di negoziato sull' Unione Bancaria, "l'introduzione dello schema di assicurazione comune dei depositi (Edis), di un titolo obbligazionario europeo sicuro (cosiddetto common safe asset - ad esempio eurobond) e di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3 (strumenti maggiormente illiquidi), che sia legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito". Infine, aspetto non di secondaria importanza, ci si impegnava soprattutto ad "escludere qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico".

I dissidenti ci tengono a ricordare come l'avversione al Mes fosse stata supportata dai vari canali ufficiali del Movimento CinqueStelle, parlando esplicitamente dell'obiettivo comune di "smantellamento". "L'ipotesi di riforma", spiegano ancora senatori e deputati firmatari, "non è cambiata rispetto allo scorso anno, in particolare per quanto riguarda 1) il ruolo rafforzato del Mes nella procedura di valutazione di accesso alle linee di credito; 2) la nuova suddivisione tra paesi 'virtuosì e 'viziosi', secondo le stesse logiche e parametri che diciamo di voler cambiare, a linee di credito differenziate (aiutando i virtuosi e penalizzando i viziosi) e l'introduzione delle clausole CACs-single limb che semplificherebbero la ristrutturazione del debito pubblico".

Anticipando le tragiche conseguenze economiche causate dall'emergenza Coronavirus e dai pesanti lockdown imposti, i grillini firmatari spiegano che tutti i punti sottolineati nella missiva sono già stati presi in esame da ben 32 economisti e 5 accademici italiani, i quali avevano già rivolto un accorato appello all'esecutivo, mettendo in guardia sulle pesanti ripercussioni che porterebbe una scelta del genere. La combinazione "di queste riforme, nel contesto di un maggiore debito pubblico causato dal Covid, potrà mettere sotto seria pressione il nostro Paese nel giro di un paio di anni, anche senza attivare una linea di credito Mes".

Niente è mutato, spiegano i firmatari, ad eccezione della posizione di numerosi parlamentari ("quasi la metà"), ora aperti all'idea di accogliere il Mes. "L'Europa del post-covid non può essere retta da strumenti pensati per assecondare politiche di austerità", si legge ancora nella missiva. "Irrigidire ulteriormente questi strumenti, peraltro, sarebbe un grave errore storico, e non può bastare dire di non volere accedere al Mes per avallare a cuor leggero una sua reformatio in peius, proprio per via dei suoi effetti immediati e perché nessuno può essere certo di rimanere al governo del Paese per sempre".

Tutto ciò considerato, quindi, i firmatari sono espliciti: "No al Mes". Anche l'anno scorso il pericolo sembrava scongiurato, ma ora nella maggioranza sono tanti a premere per una nuova apertura al fondo Salva Stati. "Ora è il momento di non arretrare su posizioni che non sono nostre. Ciò è ancora più vero in un momento storico in cui serve reale integrazione europea e spirito di solidarietà fra i Paesi dell'Eurozona, piuttosto che il potenziamento di istituzioni intergovernative esterne alle istituzioni comunitarie". L'unico modo possibile per bloccare la riforma, spiegano i dissidenti, è quello di votare in modo compatto sia in Camera che in Senato.

Neppure il tempo di far conoscere il loro pensiero, tuttavia, che i 69 grillini sono stati bacchettati dai loro alleati Dem. L'affondo arriva dal capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci: "I parlamentari del M5S contrari alla riforma europea del Mes, dovrebbero come prima cosa leggere i testi dell'accordo e poi giudicare", dichiara, come riportato da AdnKronos. "Lo dico perchè l'accordo sottoscritto anche dall'Italia è oggettivamente migliorativo.

Il dissenso che rischia di aprirsi nella maggioranza è comunque un problema che riguarda principalmente i capigruppo 5Stelle", conclude.

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