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Per il 60% degli italiani il voto lo ha indebolito

Le Amministrative sono state un duro colpo per Palazzo Chigi: il tasso di soddisfazione crolla al 24%

Per il 60% degli italiani il voto lo ha indebolito

La caduta di popolarità del governo presieduto da Matteo Renzi era già stata avvertita e documentata su queste colonne, così come su altri media nei mesi scorsi. È forse inevitabile che il consenso per un esecutivo si attenui man mano che esso opera: si erode l'entusiasmo iniziale e sorgono via via i problemi e le conseguenti delusioni. Così come è assai comune, in Italia come in diversi altri paesi, che le elezioni di mid-term, come sono state le recenti consultazioni amministrative, portino ad una critica verso il governo in carica. Lo stesso Renzi, in un'intervista sulla Stampa di ieri, citando Obama, ricorda che «fino a che sei al governo, ti giudicano sulla base delle loro aspettative, ma quando ci sono le elezioni ti valutano sul piano delle alternative». Ed è ciò che è successo in molti dei comuni dove si è votato domenica scorsa.

Nonostante queste premesse, il dato, scientificamente rilevato (ad opera di un sondaggio svolto questa settimana dall'Istituto Eumetra Monterosa su di un campione rappresentativo degli italiani al di sopra dei 17 anni di età), che mostra come il 62% degli intervistati vale a dire quasi due italiani su tre ritenga che l'esito del voto alle amministrative abbia influito negativamente sull'immagine del governo, colpisce egualmente. Se non altro perché si tratta, al di là delle diffuse impressioni al riguardo, di una misurazione obbiettiva, sia pure nei limiti in cui possono esserlo i sondaggi di opinione (non è questa la sede per affrontare il tema della incerta affidabilità delle ricerche demoscopiche, specie di quelle previsive, resa oggi attuale dalla vicenda Brexit, ma mi permetto di rinviare al mio recente libretto «Demoskoppiati?», di cui anche il Giornale ha dato notizia). Malgrado, come si è detto, fosse attesa da tutti, compreso lo stesso Renzi e il suo entourage. Se si sommano idealmente l'entità delle astensioni con il voto al Movimento Cinque Stelle, con la scelta di premiare De Magistris a Napoli e con altri elementi, si ha il segnale netto della scontentezza. Al riguardo, Arturo Parisi osserva che «il problema è la riduzione dell'area della speranza». A questo proposito, non può essere considerato un caso che la convinzione che il governo si sia indebolito a seguito del risultato delle amministrative appaia più marcata (68%) tra le classi sociali più deboli, come, ad esempio, chi possiede un basso titolo di studio. Oltre che, com'era prevedibile, tra i votanti per i partiti di opposizione: lo pensa il 73% degli elettori per Forza Italia, il 71% di quelli per la Lega Nord e i tre quarti di chi sceglie alle urne il Movimento Cinque Stelle.

È vero che il 29% (con una relativa accentuazione tra i più giovani, ove questa opinione, raggiunge il 34%) ritiene, al contrario, che «il voto non ha avuto nessun effetto, perché si trattava di elezioni amministrative». Quest'ultima opinione risulta più diffusa tra gli elettori del Pd, tra i quali si posiziona al 43%.

Oggi, dunque, l'esecutivo può contare su di un tasso di soddisfazione pari all'incirca (per via del solito margine di approssimazione insito nelle ricerche di opinione) al 24%. Il che significa che grossomodo il 70% degli intervistati risponde negativamente al quesito «Come valuta l'operato del governo?». Risultano più critici i giovani e le persone con un più modesto titolo di studio. Anche nella base del partito di maggioranza, c'è un terzo (34%) di intervistati che valuta sfavorevolmente l'operato dell'esecutivo.

Il presidente del Consiglio deve dunque fronteggiare un declino di popolarità negli ultimi mesi. Il tasso di consenso era il 29% nel febbraio scorso ed è da allora diminuito di cinque punti. I dati dei sondaggi sul referendum svolti sino ad oggi sono insicuri e talvolta contraddittori (anche se sembra sin qui emergere una provvisoria prevalenza dei «No»). Al riguardo c'è chi, come Stefano Folli, ha suggerito alcune modifiche, specie alla legge elettorale (introducendo il doppio turno di collegio, come in Francia), che potrebbero riavvicinare alla causa di Renzi alcune delle voci più critiche, tra gli osservatori e nel Paese.

Vedremo nei prossimi mesi se il presidente del Consiglio saprà davvero vincere la sua scommessa, recuperando la popolarità perduta.

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