Cronache

"Abbiamo aperto vie nuove. Ma non è ancora possibile intervenire su tutti i malati"

Il chirurgo: «È come se avessimo illuminato una stanza spostando una lampadina. Rischi: zero»

"Abbiamo aperto vie nuove. Ma non è ancora possibile intervenire su tutti i malati"

Bruno Battiston risponde al telefono con tono basito. Non si capacita di così tanto interesse per il suo intervento. Lui, direttore medico di microchirurgia e chirurgia della mano al Cto della Città della salute di Torino, non ha fatto in tempo a levare il camice che si trova di colpo a rispondere alle domande dei giornalisti. E, si capisce, si sente più a suo agio con il mano il bisturi anzichè il microfono.

Dottor Battiston, solo noi vediamo dell'incredibile in questa storia?

«Guardi, ho fatto interventi ben più difficili. Tecnicamente apriamo una nuova strada ma è stata un'operazione meno straordinaria di altre. É molto più complicato reimpiantare un arto e ci vuole anche molto più tempo».

Però il suo paziente, partito da un'invalidità al 100%, in futuro potrà mangiare da solo.

«Sì. Ci vorrà del tempo. Adesso procediamo alla rigenerazione nervosa con l'elettroterapia e alla rieducazione muscolare con la fisioterapia».

Quanto tempo ci vorrà perché possa muovere le mani?

«Calcoliamo il recupero di un millimetro di nervo al giorno. È come se dovessimo risvegliare a poco a poco tutto il circuito. Ovviamente non abbiamo la bacchetta magica ma il paziente sarà in grado di prendere in mano gli oggetti».

Cosa c'è di diverso in questo intervento rispetto agli altri?

«Finora abbiamo lavorato sui trasferimenti tendinei. Stavolta invece abbiamo unito i nervi, per la precisione quattro. Abbiamo suturato il nervo leso con un altro nervo attivo».

E ora riporterete la «corrente elettrica» nelle sue mani?

«Restando nell'ambito della metafora, è come se un elettricista avesse una stanza illuminata con tre lampadine e un'altra buia con zero lampadine. Per avere la luce ovunque, è necessario staccare una lampadina e portarla con un cavo fino alla stanza buia».

Con questa tecnica, si apre una strada nuova in sala operatoria?

«Assolutamente si. I rischi sono nulli, non c'è nemmeno il rigetto di un trapianto di mani. Applicheremo questa tecnica su altri pazienti, quando possibile».

Ecco, ci spieghi bene quando è possibile, per non illudere nessuno.

«Va chiarito bene, anche perché in reparto da qualche ora abbiamo i telefoni che continuano a squillare. Sono famigliari di pazienti che chiedono informazioni e vogliono sapere se possono prenotarsi per l'intervento. In realtà l'operazione è efficace in caso di tetraplegia post trauma, come nel caso del paziente che abbiamo appena operato, leso da un incidente in auto sei mesi fa. Occorre che qualche muscolo funzioni ancora.

Non è possibile nel caso di altre tetraplagie e lesioni neurologiche».

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