Cronache

"Aboliamo le slot Che libertà è lucrare sui deboli?"

Viviana Beccalossi: "Il gioco d'azzardo? Una società in cui tutto è lecito vediamo che deriva prende"

"Aboliamo le slot Che libertà è lucrare sui deboli?"

Regole, multe e divieti. In Lombardia l'obiettivo dichiarato è «zero slot» in 5-6 anni. La Regione ha scelto il «proibizionismo», a colpi di norme approvate all'unanimità e di milioni di euro, per finanziare progetti comunali e garantire vere e proprie cure (presso le Asl) ai ludopatici, considerati malati in senso stretto. La orgogliosa paladina di questa crociata anti-slot è Viviana Beccalossi, assessore all'Urbanistica. Una storia e un presente dichiaratamente di destra, Beccalossi rivendica la chiusura di 8mila macchinette nel primo anno di applicazione della legge (l'11%, da 71.142 a 63.206) con 2mila esercizi che hanno scelto di spegnerle (l'8%, da 16.004 a 14.721).

Allora assessore, il proibizionismo funziona?

«Mi piace poco chiamarlo così. Ma una società in cui tutto è lecito vediamo che deriva prende. È vera libertà approfittare di altre persone, più deboli, per lucrare?».

Ma la vostra linea è efficace? Non c'è il rischio di alimentare attività clandestine?

«Non so. Io non sono un agente di polizia. Ma i risultati in Lombardia si vedono. Nessuna legge può vietare tutto ma può contribuire a cambiare la mentalità della gente. Oggi abbiamo insinuato il dubbio che la ludopatia sia una malattia. Pericolosa».

Una malattia da curare con regole e divieti?

«Quando comparve il fenomeno delle droghe, nelle famiglie si tendeva a minimizzare e nascondere. Non c'è differenza fra la dipendenza dalle droghe e dal gioco. La nostra proposta di legge l'ho presentata in Umbria, nella comunità di Don Gelmini. In quella occasione un noto neurologo, fratello del presidente del Senato, spiegò che le aree del cervello che si attivano sono le stesse, nel ludopatico e nel drogato».

Il gioco è una droga in senso stretto?

«Don Mazzi ha dichiarato che è l'eroina del terzo millennio. Noi siamo intervenuti rispondendo all'appello dei sindaci».

Quante persone secondo voi sono colpite?

«Si stima che siano 700mila. E per ognuna, 4 persone coinvolte, i familiari. In genere sono le persone più indifese. Io cosa afferma la potentissima lobby di questi pseudoimprenditori».

Non riconosce loro neanche la dignità di imprenditori?

«Io sono di Brescia. E sono un po' vecchio stampo. Per me l'imprenditore produce qualcosa. Qui vedo solo lucro sulla disperazione, soprattutto in tempi di crisi. Le fasce più a rischio sono quelle deboli. E i giovani, che giocano con gli smartphone. Io sono apertamente contraria, sì. E non mi dispiace aver pestato i piedi di questa potente lobby. D'altra parte parliamo di un giro d'affari di 80 miliardi. Non mi faccio spaventare».

...vi contestano un'impostazione inefficace...

«Sostengono che le vittime del gioco sono in aumento in Lombardia».

Ed è così? A Milano nel 2010 erano 60-70 le persone che si facevano curare, oggi sono 329.

«Certo, prima i malati da gioco non esistevano. La malattia era considerata poco più che un vizio.

E tuttora non esistono in altre Regioni».

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