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Accordi con Tripoli, tunisini rispediti a casa. E il Viminale «sposta» 42 milioni sui rimpatri

Conferenza congiunta con il vicepremier libico: "Italia nostro primo partner"

Accordi con Tripoli, tunisini rispediti a casa. E il Viminale «sposta» 42 milioni sui rimpatri

Roma - Espulsioni dirette, ritiro dell'embargo per la Libia e accordi con il governo di Tripoli, ma anche rafforzamento dei controlli a Sud del Paese africano: è questo che è stato al centro dell'incontro tra il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e il vicepresidente libico Ahmed Maitig.

Il vicepremier ha fatto capire che non c'è più spazio per gli immigrati clandestini, tanto che, per lui, «l'obiettivo è che non arrivi più una sola persona coi barconi e che chi ha diritto di venire in Italia lo faccia in aereo, magari anche in prima classe, anziché illegalmente, via mare». Il titolare del Viminale ha chiarito che si sono mossi i primi passi per impedire a chi viene da clandestino di poter rimanere in Italia. Ieri, infatti, sono arrivati a Lampedusa alcuni tunisini. «Tutti gli sbarcati nelle ultime ore ha chiarito Salvini - o sono stati espulsi oggi stesso o saranno espulsi lunedì». E, da fonti vicine al ministero, si apprende che le espulsioni potrebbero essere molto veloci.

Maitig ha fatto intendere di apprezzare l'aiuto italiano: «In Libia attendiamo la conclusione del dossier migrazione dall'Ue da oltre due anni. Abbiamo sempre detto con franchezza ha continuato - che se non dovesse arrivare un contributo dall'Ue, faremo accordi bilaterali e l'Italia è sempre stata il nostro primo partner». Ha quindi spiegato: «Nell'incontro abbiamo parlato della fine dell'embargo, perché i trafficanti di armi e di esseri umani se ne disinteressano. La settimana prossima incontrerò il rappresentante Onu per la Libia».

Ha poi evidenziato la necessità che sia tolto l'embargo: «Non permette di rafforzare i mezzi della Guardia costiera e proteggere i propri confini ha detto - e per noi questo rappresenta un problema serio». Per poi proseguire: «Non ci mancano i mezzi economici per poter realizzare questo passo. Da una parte ci chiudono le porte per essere autonomi e comprare ciò che ci serve e dall'altra dicono che non offriamo abbastanza aiuto nella lotta alla clandestinità».

Salvini ha rimarcato tirando stoccate anche alla Francia: «Da sovranisti quali siamo pensiamo che il futuro della Libia spetti ai libici, quindi, a differenza di altri, non ci permettiamo, dall'Italia, di indire o indicare una data per le elezioni». E ha quindi ricordato come in queste ore non ci sia, fuori dalle acque territoriali libiche «una di queste pseudo Ong». Sul problema della trattativa con la parte libica guidata da Haftar il ministro dell'Interno ha fatto un inciso: «Noi riconosciamo le autorità internazionalmente riconosciute e a queste unicamente ci riferiamo. Poi non escludo che in futuro avremo contatti con altri soggetti presenti in Libia, ma solo quando saranno ristabilito il diritto e gli equilibri». Il vicepremier ha quindi annunciato che «42 milioni di euro di euro di progetti su integrazione e accoglienza passano alla voce rimpatri. Quello che era un business che faceva arricchire pochi sulle spalle di molti, dal nostro punto di vista diventa un investimento in sicurezza e rimpatri».

E ha concluso ricordando che si sta lavorando per dare altri 17 mezzi alla Libia per il recupero di migranti.

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