Cronache

Addio a Gianluigi Gabetti, gran custode degli Agnelli

Detto "Il Monsignore" per il suo ruolo austero, è stato il braccio destro dell'Avvocato. Aveva 94 anni

Addio a Gianluigi Gabetti, gran custode degli Agnelli

Stavolta si è arreso. Un libro di memorie, scritto, stampato dall'Artistica Savigliano ma mai messo in vendita, porta il titolo «Never give In», Non mollare quando la causa è giusta. Era una frase di Winston Churchill che, a differenza dell'autore del volume di pagine duecento e sei, era stato un pessimo scolaro e un bricconcello. Gianluigi Gabetti non ha certo vissuto di sangue, sudore e lacrime. Ma, infine, ha dovuto arrendersi.

L'età non concede altre vie di uscita. Il Monsignore ha concluso la sua vita lunga e piena di mille cose, l'ha chiusa in una stanza, la numero 604 al piano sesto dell'ospedale San Raffaele di Milano. In un'altra stanza aveva vissuto gli ultimi anni della sua esistenza, camera 168, piano primo dell'hotel NH al Lingotto. Strano epilogo per un uomo che avrebbe potuto godersi mille altre dimore, le sue, sparse in ogni dove, a Milano, dietro l'Arena, in Svizzera in rue Jean Calvin a Ginevra,a Parigi nella zona di Faubourg Saint Honoré o, ancora la fantastica villa al 33 di Lily Pond Lane, East Hanmpton, dunque l'oceano, dunque New York, senza dimenticare le Langhe e Murazzano dove è cresciuto e dove verrà celebrato il funerale. In forma ristretta, privata come è stato ristretto e privato il suo percorso nonostante abbia attraversato ogni stazione, le più importanti per il potere e la gestione dello stesso. Lo chiamavano Il Monsignore, per il ruolo austero, non certo religioso, che sapeva tenere e svolgere a fianco di Gianni Agnelli e prima, frequentando figure di alto censo imprenditoriale, finanziario e politico. Se Cerare Romiti fu l'amministratore delegato, nel senso etimologico e operativo, della più importante partecipazione dell'Ifil, Gianluigi Gabetti aveva scelto la missione di seguire la Famiglia, le sue esigenze, i suoi indirizzi, come custode della cassaforte. I suoi occhi da husky, gelido lo sguardo, quasi impenetrabile, ne distinguevano la personalità e il carattere. Si contavano quadri e oggetti d'arte nelle sue case ma, assieme, fotografie di Gabriele D'Annunzio che mantenne rapporti professionali con suo padre Ottavio e con sua madre Elena, così bella e fascinosa da attrarre le attenzioni del Vate. Studi al D'Azeglio milanese e all'Azuni di Sassari, dove il prefetto Ottavio era stato trasferito, una adolescenza benestante prima della guerra, le bombe sull'alloggio torinese di via Sacchi, il trasferimento forzato a Magliano Alfieri. Gabetti prese passione per Giustizia e Libertà, come partigiano con il nome di Attilio, fu scelto portavoce, il ragazzo parlava inglese e tedesco, dunque venne utile e decisivo quando ci fu da trattare con una truppa nazista che avrebbe dovuto superare un ponte, forse minato.

Il resto appartiene alla cronaca non più di regime ma di romantica narrazione. Lo sbarco nel mondo del lavoro si realizzò alla Banca Commerciale là dove imparò vari mestieri, compreso quello di dattilografo al posto della titolare in maternità. Riferisco i suoi ricordi «mangiai tanta merda che però fu nutriente». Superata la coprofagia, a forza di riscrivere i testi dei funzionari capì che l'arte sua sarebbe stata quella, dunque il mondo della finanza ma non con il copia e incolla contemporaneo. Pagine del diario riportano i viaggi in America, l'amore con Bettina Sichel, sua crocerossina casuale per una polmonite dopo una zingarata a bordo di una Oldmobile decapottabile. Bettina fu poi sposa ma già madre di Anna avuta dal primo marito per poi donare Cristina e Alessandro al nuovo consorte italiano. Al MoMa, Gianluigi Gabetti incontrò Gianni Agnelli, era il Settantuno e incominciò un'altra storia. L'Avvocato prendeva a simpatia la gente sveglia, comunque trattandola come dipendente, fosse il fratello Umberto, con il quale Gabetti mai ebbe un rapporto sincero se non vendicativo, o l'ultimo degli autisti. Gabetti, comunque, stando due passi dietro l'azionista di riferimento e con la tutela di Cuccia, aumentò il proprio potere all'interno del gruppo. Bettina venne a mancare undici anni fa, trascorso il periodo doloroso, Gianluigi Gabetti si unì a Gianna Recchi, altra donna di grandissimo incanto. Le cronache ricordano vicende grigie, la mancata Opa Fiat e la causa legale per l'eredità dell'Avvocato, con Margherita Agnelli, due sconfitte pesantissime. Un leggero e transitorio attacco ischemico, nello scorso novembre, era stato l'ultimo avviso.

«Never give in» resta il titolo del libro, stavolta il Monsignore si è dovuto arrendere a 94 anni.

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