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Addio sentenze, ormai le toghe "parlano" soltanto su libri e tv

Da Ingroia a Caselli, sono tanti i pm impegnati in libri o sceneggiature. Come l'ex assessore Sabella, che ha scritto un volume su Mafia capitale

Addio sentenze, ormai le toghe "parlano" soltanto su libri e tv

Pensate che un magistrato debba parlare soltanto attraverso le sentenze? Ma come siete demodé. I magistrati parlano, straparlano, il mondo si è evoluto. Esistono tv, giornali, social network e libri, quanti libri. Il format, di solito, prevede l'accoppiata con un giornalista, a fugare ogni dubbio sul «rapporto incestuoso» tra le due categorie. Il freddo dispositivo di un provvedimento in rigoroso giuridichese non basta a dare sfogo all'estro creativo e all'immaginazione del magistrato che si sente scrittore.

Se pensate che c'entri la vanagloria, vi sbagliate. Il magistrato è uno che sa, non a caso Antonio Ingroia intitola Io so il libro uscito con Chiarelettere nel 2012 quando lui è ancora il pm della trattativa, e non può sapere che si candiderà premier l'anno successivo. Alla fine di febbraio arriverà in libreria Capitale infetta. Si può liberare Roma da mafie e corruzione?, edito da Rizzoli. L'autore è Alfonso Sabella, il magistrato chiamato dalla politica a riportare la legalità all'ombra del Cupolone. Insieme al giornalista del Fatto quotidiano Giampiero Calapà, Sabella consegna un libro che è «allo stesso tempo una dichiarazione d'amore per la capitale e un racconto della miscela esplosiva che da decenni alimenta il malaffare». «Sapevo che mi sarei dovuto confrontare con sepolcri imbiancati e farisei , con funzionari corrotti e dirigenti ignavi o con dirigenti corrotti e funzionari ignavi. Però credo sempre che valga la pena di provare a cambiare questo Paese», sono le parole di Sabella, magistrato in aspettativa. Lui non è un novizio della scrittura, nel 2008 pubblica con Mondadori Cacciatore di mafiosi, i retroscena delle indagini e degli arresti che Sabella, il «cacciatore», conduce a Palermo da sostituto procuratore del pool antimafia.

È pure in aspettativa, e chissà se mai tornerà in servizio, Raffaele Cantone che dal 2014 presiede l'Autorità nazionale anticorruzione. Cantone vanta una produzione editoriale più corposa, ultimo in ordine di tempo è Il male italiano. Liberarsi dalla corruzione per cambiare il paese, a quattro mani con il giornalista Gianluca Di Feo. Il più autobiografico però rimane Solo per giustizia: vita di un magistrato contro la camorra, il vero trampolino di lancio per il «nemico numero uno dei boss di Mondragone e Casal di principe». Genere diverso è quello dei legal thriller dove il background giudiziario dell'autore affiora in ogni paragrafo, dall'evocazione dei luoghi, delle atmosfere tipiche di tribunali e questure, alla descrizione dettagliata delle tecniche investigative. Campione del filone giallo è l'ex pm Gianrico Carofiglio, esordiente nel 2001 e oggigiorno in cima alle classifiche. È in pensione Gianni Simoni che dalla lunga carriera trae ispirazione per numerosi romanzi. Un esempio? Lui, pm nell'inchiesta sulla morte di Michele Sindona, dà alle stampe Il caffè di Sindona. È pure in pensione Gian Carlo Caselli, tante inchieste e libri alle spalle, lo scorso novembre ha pubblicato Nient'altro che la verità. Resta in servizio presso la corte d'assise di Roma il giudice Giancarlo de Cataldo, autore del best-seller Romanzo Criminale, la storia della Banda della Magliana, cui segue una sfilza di opere da sceneggiatore e drammaturgo, inclusa la partecipazione a Masterpiece, nella veste di giudice del talent show letterario su Raitre. Su come si possa conciliare il lavoro in tribunale con la produzione ininterrotta, de Cataldo spiega all'Huffington post: «Basta organizzarsi con i tempi. Per me la scrittura è una passione giovanile.

Non sono nato magistrato ma forse scrittore sì».

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