Cultura e Spettacoli

Addio Zard, suoi i concerti da leggenda

Portò in Italia Led Zeppelin, Rolling Stones e Pink Floyd. Poi lanciò il musical di Cocciante

Addio Zard, suoi i concerti da leggenda

Dopo Michele Mondella, a stretto giro se ne va anche David Zard, quasi a sottolineare che un'epoca dolorosamente e inevitabilmente volta pagina. Aveva 75 anni e da decenni era ormai considerato uno degli sdoganatori della musica internazionale in Italia. Tanto per capirci, si presentò nel 1971 organizzando la tournée europea di Aretha Franklin e poi i concerti italiani dei Led Zeppelin, in sostanza due eventi giganteschi. Arrivava, lui con due grandi occhi azzurri, da Tripoli, in Libia, dove era nato nello stesso giorno di Paolo Conte e Adriano Celentano (6 gennaio) ma nell'anno di Lucio Dalla (1943). A vent'anni aveva fondato la Publilibia, azienda di pubblicità con un motto che rendeva bene l'entusiasmo di Zard: «Il meglio esiste e noi lo pubblicizziamo». In quegli anni porta a Tripoli Mina e la Vanoni, oltre a Peppino Di Capri e i Ribelli di Celentano. Poi dopo la guerra dei 6 giorni e le persecuzioni in Libia, si sposta prima in Israele e infine arriva in Italia, dove il giovane pieno di inventiva e volontà diventa la leggenda David Zard.

L'elenco dei concerti dei quali ha firmato l'organizzazione e la promozione è sterminato e vale come se fosse il diario di quell'epoca. Da Cat Stevens a Lou Reed. Da Frank Zappa ai Genesis. Nel 1982 è lui a pensare ai concerti dei Rolling Stones, quelli in concomitanza con i Mondiali di calcio in Spagna. A Torino, giusto per titillare la nostalgia, Mick Jagger salì sul palco con la maglia di Paolo Rossi e anticipò la vittoria dell'Italia nella finale dei Mundial.

Dopotutto David Zard era l'uomo delle imprese impossibili, degli scenari difficili che sfumavano quasi sempre nell'happy end. Era figlio del suo tempo di visioni e improvvisazioni, con intuito e gusti totalmente personali. E se fu il primo a portare in Italia Michael Jackson o i Pink Floyd, fu anche quello che riuscì a realizzare qualcosa di allora sostanzialmente impensabile: il concerto di Madonna in uno stadio (il Comunale di Torino) trasmesso in diretta su Raiuno. Era il 1987. E quel «Siete caldi?», è praticamente entrato nei modi di dire italiani. In sostanza, tra alti e bassi, David Zard ha accompagnato per mano, magari da lontano a causa di una grave malattia, il pop italiano dalle elementari all'Università, vincendo premi e riempendo stadi, ma soprattutto dimostrando che promuovere la musica è soprattutto capacità di avere visioni e di crederci fino in fondo.

Lo ha fatto anche con Notre Dame de Paris che, anche grazie alla sua organizzazione, è riuscito a raggiungere oltre due milioni di italiani con una tournèe capillare. «Un poeta dello spettacolo», ha commentato ieri Gianna Nannini, che con Zard ha condiviso il progetto su Pia de' Tolomei e le pubblicazioni degli ultimi dischi. E c'è da capire la sua commozione. Quando arrivava Zard, era come se arrivasse il grande maestro, quello che ha aiutato l'Italia ad aprirsi al mondo della musica internazionale.

Un pioniere che non ha ricevuto fino in fondo gli onori che meritava.

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