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Affittopoli, ecco gli inquilini. E otto su 10 sono pure abusivi

Il Campidoglio rende noti gli elenchi di chi occupa gli immobili che vuole svendere. Tanti i morosi, casa gratis al regista Ferrara. E Rifondazione comunista non paga

Affittopoli, ecco gli inquilini. E otto su 10 sono pure abusivi

Alla fine i nomi degli inquilini dell'affittopoli in salsa Marino vengono a galla. Dopo il braccio di ferro tra Campidoglio e consiglieri di opposizione, il comune di Roma ha concesso l'elenco degli affittuari dei 751 immobili prossimi alla (s)vendita. Marino vuol intascare 300 milioni di euro da queste case, in gran parte situate nel centro storico della Città Eterna, affittate da anni a canoni ridicoli a gente che spesso (nell'83 per cento dei casi) non ha titolo per viverci, e con livelli di morosità imbarazzanti.

Dall'elenco - consegnato obtorto collo e senza collegare assegnatari e indirizzi - non emergono nomi clamorosi, ma non mancano spazi lasciati in bianco, e la questione politica resta la gestione dissennata del patrimonio immobiliare. L'asset che la giunta Marino vuol vendere rende al Campidoglio appena 1,8 milioni di euro l'anno, ma quei 700 e passa immobili, se affittati a prezzi di mercato, frutterebbero quasi 27 milioni di euro, ossia quindici volte di più. Inoltre c'è da capire chi comprerà le case. I «soliti noti» potrebbero far capolino o schermati dai nomi degli inquilini «ufficiali» o al momento di acquistare all'asta gli appartamenti non riscattati.

Non mancano casi curiosi. Come l'appartamento di 74 metri quadri in via Chelini, nell'elegante quartiere dei Parioli, che un anno fa la giunta Marino assegnò in comodato gratuito al regista Giuseppe Ferrara, in seguito a uno sfratto e a una mobilitazione in suo favore di attori e registi. Oggi quella casa è in vendita e non è chiaro se il Comune intenda alienarne la nuda proprietà o mettere l'anziano cineasta - che stanti le ristrettezze economiche non dovrebbe essere in grado di comprarlo - di nuovo a rischio sfratto. Strano anche che tra gli immobili in vendita ci sia il grande atelier (230 metri quadri) di via Flaminia, vicino piazza del Popolo, che risulta ancora intestato a Enrico Job, artista e scenografo, marito di Lina Wertmüller, scomparso sette anni fa. Non è chiaro chi sia oggi l'intestatario, visto che il locale è assegnato «senza titolo», e nemmeno chi debba pagare i 158mila euro di morosità annotati dai tecnici capitolini. Morosità che sono all'ordine del giorno, ma anche qui capirci qualcosa è complicato visto che ben pochi degli occupanti sono regolari assegnatari delle case. «Senza titolo» è la sezione «Faccini» di Rifondazione Comunista, a Trastevere, che per 30 metri quadri dovrebbe pagare un canone quasi normale, 1.300 euro al mese, ma sembra invece aver accumulato arretrati per quasi 74mila euro. D'altra parte, nemmeno il vicariato di Roma e la comunità ebraica sarebbero in regola coi pagamenti.

In attesa di ulteriori sorprese dalle carte, l'opposizione in Comune è sul piede di guerra. Ieri nell'aula Giulio Cesare dove si discuteva la delibera sulla dismissione del patrimonio si è quasi sfiorata la rissa quando il capogruppo della lista Marchini, Alessandro Onorato, ha sollevato una sagoma del sindaco col cartello «Svendo Roma». «Non firmiamo delibere “al buio”, Mafia Capitale ci ha insegnato qualcosa. Gli immobili vanno prima valorizzati e poi venduti», spiega Alfio Marchini. Il capogruppo di Fdi Fabrizio Ghera chiede un'indagine patrimoniale sugli inquilini «prima di concedere lo sconto del 30 per cento» sull'acquisto. Duro anche il consigliere di Fi Ignazio Cozzoli, che ricorda come il provvedimento sia atteso al varco da oltre 7mila emendamenti e ordini del giorno.

Pure Marcello De Vito (M5S) annuncia «battaglia» su un provvedimento che definisce «illegittimo».

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