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Agenti armati a Bardonecchia L'ira della Farnesina su Parigi

Raid dei gendarmi francesi in una Ong. L'Italia convoca l'ambasciatore. Viminale: pronti a fermare le incursioni

Agenti armati a Bardonecchia L'ira della Farnesina su Parigi

Da settimane la tensione al confine italiano con la Francia, con i migranti che premono sulla linea di Bardonecchia per oltrepassarla, era alta. Venerdì sera è esplosa, creando un incidente diplomatico senza precedenti nei rapporti bilaterali tra Italia e Francia sul fronte immigrazione che ora «mette in discussione - parole italiane - la collaborazione frontaliera». I fatti: intorno alle 21 di venerdì cinque agenti della dogana transalpina hanno fatto irruzione nel centro migranti allestito in una sala della stazione, territorio italiano, dal Comune. Un presidio umanitario per l'inverno, per assistere gli stranieri che rischiano la vita sotto neve e ghiaccio pur di entrare in Francia. I poliziotti si sono presentati scortando un profugo rintracciato a bordo di uno dei tanti treni battuti dai controlli sulla Milano-Parigi. Una volta dentro avrebbero costretto l'uomo, in possesso di regolare biglietto per Napoli ma sospettato di essere uno spacciatore, a utilizzare i servizi per sottoporsi ai test antidroga. Intimidendo, secondo testimoni, un medico, i mediatori culturali e i volontari della Ong, la torinese Rainbow4Africa, che si opponevano chiedendo spiegazioni. C'è voluto l'intervento della questura perché gli agenti lasciassero la sala, dopo che anche il test aveva dato esito negativo.

La polemica è divampata in poche ore, innescata dall'associazione che ha accusato i francesi di «grave ingerenza nell'operato delle Ong e delle istituzioni». A stretto giro, ieri è arrivata la risposta della Farnesina. Che prima si è attivata con una richiesta di «spiegazioni al governo francese e all'ambasciata di Francia a Roma» e poi, considerate insufficienti le giustificazioni, ha accelerato con la convocazione dell'ambasciatore Christian Massey al ministero degli Esteri. Fino alla dura nota in cui spiega che «quanto avvenuto mette oggettivamente in discussione, con conseguenti e immediati effetti operativi, il concreto funzionamento della sinora eccellente collaborazione frontaliera». Un'escalation diplomatica dopo che dalla Francia non c'era stata alcuna marcia indietro sul comportamento della polizia: quei locali della stazione sono «a disposizione della dogana francese in applicazione degli accordi del 1990 del Bureau à contrôles nationaux juxtaposés (BCNJ)», è stata la risposta del ministro per i Conti pubblici, Gerald Darmanin. Nessuna intimidazione, poi, nella ricostruzione di Parigi: «Dal momento che da qualche mese questo locale è stato anche messo a disposizione di un'associazione per l'aiuto ai migranti, gli agenti hanno chiesto la possibilità di accedere ai sanitari, che è stata concessa. Il controllo alla fine si è rivelato negativo. Tuttavia alcuni membri della Ong si sono risentiti».

Ma sulle regole d'ingaggio al confine, sui rapporti transfrontalieri, il braccio di ferro continua. Non solo perché la convenzione per l'utilizzo di quella sala, citata dalla Francia, sarebbe scaduta o molto datata. Il nodo sta negli accordi di Schengen. Che in caso di controllo di polizia sul territorio di un altro Paese membro impongono la comunicazione preventiva ai colleghi, in questo caso alla polizia italiana. Mentre sui treni la cooperazione esistente, ora a rischio, consente alle rispettive pattuglie di verificare vagoni anche oltre confine, per un'operazione sul territorio sono necessarie azioni congiunte. Il Viminale sta valutando l'opportunità di sospendere le «incursioni» all'interno di tutto il territorio da parte del personale delle forze di polizia e dei doganieri francesi. Una decisione allo studio dal momento che la risposta arrivata dal ministro francese è stata giudicata «non soddisfacente e inesatta». E la Ong non esclude possibili azioni legali a seguito di «un'irruzione brutale» in cui «sono stati violati i diritti umani di persone in cerca di aiuto in un luogo di accoglienza».

Blindato il valico di Bardonecchia, un centinaio di migranti nei giorni scorsi si è spostato a Claviere e ha occupato i locali di una parrocchia, in attesa del momento buono per infilarsi in un varco, tra boschi e montagne, non sorvegliato dagli occhi e dai droni francesi.

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