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Ai fondi per il terremoto mancano 1,7 miliardi E il Parlamento è fermo

Servono 6 miliardi, ma tra risorse stanziate e flessibilità Ue i conti non tornano. Grasso: "Il Senato faccia presto"

Ai fondi per il terremoto mancano 1,7 miliardi E il Parlamento è fermo

Tre Consigli dei ministri, un decreto terremoto con diversi emendamenti a ogni nuovo sisma, poi la legge di bilancio. Senza contare i provvedimenti sui terremoti del passato che hanno un effetto ancora oggi.

Le tante emergenze sismiche hanno costretto i governi a mettere mano più volte al portafoglio. L'ultima stima del ministero dell'Economia dice che il prossimo anno le amministrazioni locali e centrali spenderanno considerevole cifra di sei miliardi. Cifra importante, ma che in buona parte è riferita a eventi del passato, anche remoto, se si pensa che nel bilancio dello Stato c'è ancora spazio per il terremoto dell'Irpinia.

I fondi relativi all'ultima serie di scosse che ha devastato l'Appennino sono 1,8 miliardi, mentre la flessibilità richiesta all'Europa è intorno ai 3,5 miliardi di euro. Mancano all'appello circa 1,7 miliardi.

Ieri il premier Matteo Renzi ha provato a spiegare la discrepanza sostenendo che «non c'è uno stanziamento specifico, puntuale, ancora non abbiamo i danni del sisma». Poi ha rilanciato: «Se ci sarà bisogno di ulteriori spazi di deficit, noi metteremo i denari». Come dire, questa partita la gestiamo noi in completa autonomia. In serata il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha fatto sapere che il premier è disponibile a riferire alle Camere.

Anche dal ministero dell'Economia sono arrivate spiegazioni, con una ricostruzione degli stanziamenti. Sull'onda del sisma di Amatrice che provocò 301 vittime il governo stanziò 50 milioni di euro. Meno di quelli stanziati per l'ultima serie di terremoti. Il primo consiglio dei ministri il 27 ottobre stanziò 40 milioni e tre giorni una seconda riunione del governo raddoppiò la cifra.

Tra i due terremoti si iniziò a parlare di ricostruzione, con un decreto che, si disse, mette sul piatto subito 300 milioni di euro e poi altri 4,5 miliardi. Le cifre che escono dal ministero oggi dicono 266 milioni di euro per il 2016 e altri 200 per il 2017. Poi c'è la legge di Bilancio, con 600 milioni destinati alla ricostruzione sotto forma di sgravi fiscali e contributi. Questa è l'unica voce che, a leggere la relazione tecnica della legge, è direttamente legata al sisma. A questi si aggiungerebbero altri 600 milioni di euro di spesa concessi ai comuni per la messa in sicurezza degli edifici pubblici. Sono i fondi per le scuole e le infrastrutture pubbliche. Il conto del terremoto 2016 si ferma qui. Poco meno di 1,8 miliardi.

Per arrivare ai sei miliardi bisogna mettere gli stanziamenti già in essere, eredità delle altre leggi di Stabilità. Circa due miliardi di incentivi alle ristrutturazioni e 800 milioni di investimenti in opere pubbliche. E ancora non basta. Il ministero allora tira implicitamente in ballo altri 1,4 miliardi che sono residui dei precedenti terremoti.

Poi c'è il rischio e che i pochi soldi stanziati siano bloccati da un iter farraginoso. I decreti non hanno vita facile in Parlamento, tanto che il presidente del Senato Pietro Grasso esorta a trattare i provvedimenti (il primo decreto è fermo in commissione Bilancio a Palazzo Madama) «nella maniera più veloce e responsabile».

La debolezza della maggioranza rischia di danneggiare i terremotati.

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