Cronache

Ai funerali di Varani il prete invoca Dio: "Dov'eri quando Luca è stato massacrato?"

La folla urla: "Giustizia". I genitori della vittima: "I due assassini stiano in carcere per tutta la vita"

Ai funerali di Varani il prete invoca Dio: "Dov'eri quando Luca è stato massacrato?"

Luca Varani è in paradiso. Se lo godrà per l'eternità. Anche se forse avrebbe preferito godersi la vita in terra. Dove invece ha patito l'inferno. Tutto in una notte, vittima del grado zero di quella miseria morale ricca solo di disprezzo umano. Perfino il prete che ieri ha celebrato i funerali del 23enne torturato e ucciso da Manuel Foffo e Marco Prato, non se l'è sentita di fare la solita predica «buonista», e si è posto la domanda che si affligge tutti noi: «Dov'era Dio quella notte, perché non ha fermato le mani degli assassini?». Che poi è il quesito che ci facciamo sempre anche quando muore un bambino, incarnazione dell'innocenza. Perché se è vero che la nascita di un bimbo è la prova che Dio esiste, la morte di bimbo ci pone di fronte alla terribile opzione opposta: e se fosse la prova che Dio non esiste? Luca Varani non era un bambino, ma del bambino aveva l'entusiasmo, la tenerezza, l'ingenuità. Ingenuità nel credere che un «festino» potesse essere trasgressivamente normale, non certo anticamera di una mattanza programmata da due belve imbottite di droga alcol e malvagità. Luca l'ha pagata cara questa sua ingenuità. L'ha pagata in modo sproporzionato. L'ha pagata con un supplizio che mette i brividi solo a descriverlo. E quindi va ammirata la dignità con cui ieri la famiglia Varani e tutti quelli che amavano Luca ne hanno commemorato il ricordo. Nella chiesa di Santa Gemma prende la parola un insegnante di Luca: «La violenza ci fa schifo, è squallida e inaccettabile. È squallido è inaccettabile confondere la vittima con il carnefice». Facile capire con chi ce l'ha. E poi: «Oggi siamo qui per salutarti, tenendoci stretti i tuoi occhi profondi e senza fine, le tue parole, i tuoi sorrisi e i momenti belli che abbiamo condiviso. Come quando arrivavi a scuola almeno mezz'ora prima a bordo della tua moto e tiravi fuori l'immancabile pallone».Fiori e carezze al passaggio del feretro, proprio come se fosse quello di un bambino. Ma nessuna rassegnazione: «Pretendiamo la giustizia umana», dice con forza il sacerdote. Come a sottintendere: il verdetto divino non basta, ci vuole una sentenza terrena. Una pena proporzionata alla mostruosità di quanto hanno compiuto quei pazzi (pazzi?) criminali di Manuel Foffo e Marco Prato. «Ergastolo», urlano gli amici di Luca; «ergastolo», ripete la sua fidanzata. La commozione prevale addirittura sulla rabbia, e dire che di motivi per essere arrabbiati - anzi, furiosi - ce ne sono tanti. Troppi per mantenere la calma. Eppure il miracolo accade. Nessuno tra i presenti si lascia contagiare dal virus della faida. Nell'aria volano palloncini bianchi, mai la parola «vendetta».

La prova che Luca è davvero in paradiso.

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