Cronache

Aiuto dei privati per liberarli dagli spacciatori

Aiuto dei privati per liberarli dagli spacciatori

La sua scuola, l'istituto comprensivo Pertini, con 1200 studenti dalla materna alle medie, si trova in un «angoletto affaticato». Elena Cappai, dirigente, ha ereditato una dispersione scolastica del 10% alle medie, in un quartiere di Torino con moltissime abitazioni occupate abusivamente che è presidiato dall'esercito. «Qui molti ragazzi sono in carico ai servizi sociali - racconta Cappai - In quelle case vivono famiglie che non danno alcuna importanza alla scuola e ai bei voti». I ragazzini sono abituati a giocare i cortili attorniati da sporcizia e materassi buttati per terra. Vivono in un clima di paura. «Un giorno abbiamo scoperto un grosso coltello da cucina nello zaino di un bambino di quarta elementare. L'aveva preso per sentirsi più sicuro quando tornava a casa». In questa zona di frontiera Cappai ha speso le sue energie per lavorare sull'inclusione. E i privati anche qui sono preziosi. «Grazie al sostegno di una fondazione abbiamo avviato progetti di tutoring alle medie: i ragazzi studiano, mangiano un gelato, stanno insieme e non sulla strada». Già, perché gli spacciatori non si fanno scrupolo a reclutare i ragazzini delle medie per lo spaccio. Molti di loro hanno familiari in carcere. «Ricordo un ragazzino con difficoltà di apprendimento che non si era presentato con la mamma. Sembrava sparita. Poi abbiamo scoperto che era agli arresti domiciliari». Molti di loro hanno il destino segnato? Cappai non si scoraggia. «Per quelli che non si presentano a scuola abbiamo allestito un doposcuola in un cortile dentro le palazzine. Il personale li accoglie, li stimola allo studio, al gioco e allo stare insieme.

Funziona per 60 ragazzi a rischio».

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