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"Aiuto Nordio contro i giustizialisti"

Il deputato centrista contestato per la norma anti gogna: "Non mi faccio condizionare"

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Onorevole Enrico Costa, dopo l'approvazione del suo emendamento contro la gogna mediatica lei è stato attaccato da pm, corporazione dei giornalisti, sinistra, destra e perfino dal suo partito, che si dissocia...

«Alt: non dal mio partito, ma da fantomatiche fonti anonime di Azione, qualcuno che aveva letto non il testo ma solo il titolo, difforme dal contenuto, della mia intervista a Repubblica. Vado avanti e non mi faccio condizionare: se poi qualcuno in carne e ossa critica le mie posizioni, ne discutiamo. Sono un liberale».

D'accordo. Resta il punto: la attaccano quasi da ogni parte e preserva la presunzione di innocenza. Il garantismo non ha più cittadinanza in Italia?

«In realtà, almeno a giudicare dai messaggi che ricevo da colleghi della politica, del mondo della giustizia, qualche giornalista, tanti semplici cittadini, direi il contrario. Non solo il garantismo ha ancora cittadinanza, ma forse si sta risvegliando un po'. Dopo tanti annunci e promesse del governo sulla riforma della giustizia, c'è stato finalmente il primo voto concreto in quella direzione. Certo è singolare che sia successo grazie all'opposizione, ma mi fa piacere aver dato a Nordio l'occasione per prevalere anche sull'ala giustizialista della maggioranza».

Grazie all'opposizione, ma solo a quella centrista e liberale. Il Pd sembra a rimorchio dei 5S sulla linea manettara, no?

«È vero che l'emendamento aveva solo la mia firma per Azione, quella di Davide Faraone di Italia viva e di Riccardo Magi di +Europa, ma va detto che da subito Forza Italia lo ha sostenuto. La linea ufficiale del Pd invece era contrarissima. Ma sapesse quanti suoi parlamentari puntavano al voto segreto, perché altrimenti avrebbero dovuto allinearsi al niet giustizialista del partito! Del resto basta spulciare i tabulati sul voto palese con cui alla fine è passato: tra i dem c'era una voragine, moltissimi sono usciti dall'aula pur di non votare contro, secondo l'ordine di scuderia».

Come spiega le accuse di «bavaglio» mosse da parte della categoria dei giornalisti al suo emendamento?

«Con il fatto che è molto comodo riempire paginate di giornale con il copia e incolla dei Pdf arrivati dalle procure. E vendere copie pubblicando intercettazioni messe lì proprio per fare colore, solleticare istinti pruriginosi e giustificare richieste di arresto. È un circuito perverso che va interrotto».

Dopo la sua intervista a Repubblica è uscito il comunicato di «fonti di Azione» che si dissociavano dalle sue aperture al governo. Rottura in vista col suo partito?

«Veramente io ho ripetuto quello che diciamo da sempre: se Nordio porterà in aula le riforme che ha annunciato nelle sue dichiarazioni programmatiche, lo appoggeremo. Dopo un anno di governo abbiamo visto poco o niente, purtroppo. Quanto a quel comunicato, non credo sia partito da Azione. Primo, perché non ci parliamo attraverso fonti anonime. Secondo, perché sembrava più uscito dal campo largo che dal Terzo Polo.

Ma guardiamo avanti».

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