Politica

Gli alfaniani si spartiscono quel che resta di Ap

Alla Lorenzin, che va col Pd, il simbolo attuale; a Lupi, verso il centrodestra, il vecchio Ncd

Gli alfaniani si spartiscono quel che resta di Ap

Una separazione consensuale, eppure difficile come tutte le separazioni. Tanto che a un certo punto, ieri sera, girava addirittura voce di un nuovo slittamento della direzione nazionale di Ap convocata per formalizzare ufficialmente ciò che era già stato deciso, ovvero la divisione del partito in «due forme diverse di coerenza», come è stato detto. Formalmente i simboli restano in mano ad Angelino Alfano, ma le due anime si preparano a dividersi anche quelli. «Ap», Alleanza popolare, rimarrebbe all'ala sinistra, guidata al Senato da Laura Bianconi. «Ncd», il Nuovo centrodestra, toccherebbe in eredità a Maurizio Lupi alla Camera. Per fare un piccolo riassunto ai meno appassionati, la coerenza verso il governo con il Pd è invocata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, da Fabrizio Cicchitto, Laura Bianconi e Sergio Pizzolante. E poi c'è la coerenza verso la nascita del partito, che «non a caso» si chiamava Nuovo centrodestra. A guidare il ritorno alle origini il coordinatore nazionale di Ap, il milanese Maurizio Lupi. È praticamente certo che il leader dell'ala moderata che guarda a destra si candiderà in Lombardia e, anche se qualcuno vorrebbe vederlo correre alle regionali, al momento l'unica certezza riguarda le politiche. Con lui una discreta pattuglia di lombardi, dal presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, all'ex presidente della Regione, Roberto Formigoni, seguiti da Alessandro Colucci, Luca Del Gobbo e altri.

Sono tanti i pentiti per avere abbandonato il Cavaliere e non solo in Lombardia. I liguri di Andrea Costa, i friulani Colautti e Cargnelutti, i siciliani della sottosegretaria Simona Vicari. In Calabria Tonino Gentile sta riflettendo e così in Campania e Puglia. Senza dire le formazioni del milanese Parisi, del pugliese Fitto, del piemontese Costa, dell'emiliano Quagliariello, dell'Udc di Cesa.

I nostalgici sono una galassia abitata al punto da suscitare l'irritazione di Matteo Salvini, che pure fa caccia grossa a destra, tra Alemanno, Storace e Saltamartini. «Se è vero che non voglio Lupi e Formigoni? Sono gli elettori di centrodestra che chiedono serietà. Non si può imbarcare la qualunque. Io leggo di montiani, alfaniani, verdiniani, tosiani, venusiani» si è incupito il leader della Lega. E Lupi? «Bravissima persona», ma con «idee diverse». Lui, Lupi, replica pacato: «Conosco Matteo Salvini dal 1993. Siamo diventati insieme consiglieri comunali e lo ritengo anch'io una bravissima persona: abbiamo idee diverse e militiamo in partiti diversi ma questa diversità non ci ha impedito di governare insieme in Lombardia e in Liguria, dove questa diversità che io rappresento è stata determinante nel far vincere la coalizione di centrodestra» ha detto. Poi ha citato anche Monza e concluso: «Per vincere è necessario un centro moderato».

Intanto la separazione continua.

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