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Alfano: "Femminicidi in calo" E subito una donna massacrata

Il ministro dell'Interno è "soddisfatto" mentre una giovane è uccisa dal suo ex

Alfano: "Femminicidi in calo" E subito una donna massacrata

Angelino Alfano non è un ministro fortunato. Proprio nel giorno in cui il Viminale comunica i dati «positivi» della legge sul femminicidio, un'altra donna cade vittima della ferocia di uno stalker. L'ennesimo uomo che poteva e - doveva - essere fermato; l'ennesimo uomo che invece non è stato fermato. Trasformando così un potenziale assassino in un assassino reale.

A rimetterci la vita una ragazza di 20 anni, Giordana Di Stefano. Una ragazza perbene. Innamorata della persona sbagliata, Luca Priolo, 24 anni. Luca l'ha massacrata di coltellate in una strada di campagna a Nicolosi, in provincia di Catania. Poi è fuggito. Voleva espatriare. I carabinieri l'hanno arrestato ieri pomeriggio alla stazione Centrale di Milano, mentre stava per prendere un treno che lo avrebbe portato oltrefrontiera. Lui si è fatto ammanettare senza opporre resistenza: «Sono io l'uomo che cercate». Piangeva mentre i carabinieri della sezione omicidi lo portavano nella caserma di via Moscova. Dopo poche domande è crollato. Ha confessato. Cercando di trovare una scusa. Assurda: «Lei non voleva ritirare la querela contro di me». Luca voleva rifarsi una vita all'estero: «Ma con la fedina penale sporca non potevo. Ero disposto anche a lasciarle nostra figlia di 4 anni, ma è stato tutto inutile...». Un «movente» confermato, poche ore prima in tv, anche da tale Igor, un amico di Luca, davanti alle telecamere di «Pomeriggio Cinque».

Priolo è accusato di omicidio volontario aggravato. Ha trascorso la notte nel carcere di San Vittore. Questa mattina sarà nuovamente interrogato dal pm.

Quella di ieri, per Giordana Di Stefano, sarebbe dovuta essere una giornata di «riscatto». Si celebrava, infatti, la prima udienza preliminare per stalking, in cui lei era parte lesa. Il 3 ottobre 2013 aveva denunciato Luca. Stando alla denuncia, le mandava messaggi assillanti e la seguiva. La procura di Catania si era mossa. Priolo era stato rinviato a giudizio. L'udienza ieri era stata rinviata perché il legale di Luca aveva chiesto il ricorso a riti alternativi ipotizzando anche una risoluzione «pacifica» della vicenda.

Era proprio di questo che l'ex coppia doveva discutere martedì sera. Lui era andato a prenderla in auto. Per discutere del contenzioso in sede civile per l'affido esclusivo della bimba. Giordana aveva presentato richiesta e Luca si era detto pronto ad accettare l'accordo se lei avesse ritirato la denuncia per stalking. Voleva fare la guardia giurata e aveva bisogno di chiudere il fascicolo penale per ottenere il porto d'armi. Secondo quanto riferito da Luca, lei non avrebbe accettato: «E così ho perso la testa».

Dalla sera del delitto Luca era irreperibile. Anche Giordana non aveva dato notizie di sé ai suoi genitori, che quindi si erano rivolti ai carabinieri. Lei era già morta. Il suo cadavere era riverso nell'auto su un sedile inzuppato di sangue.

Sul suo profilo Facebook appare bella e sorridente. Amava la sua bambina: «Giorno di festa! Amore mio dolcissimo!». Ma Giordana era turbata: «Uno degli errori più grandi che si possano fare è tenere vicino chi sgretola la tua autostima, piano, con gesti apparentemente inconsapevoli». E poi: «Bisogna fare attenzione alle parole che si dicono. Sono armi senza scampo. Affilate».

Come il coltello con cui Luca l'ha uccisa.

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