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Alfano non vira a destra e rischia la rivolta interna

In Sicilia è più vicino l'accordo tra Angelino e il Pd ma molti dei suoi tifano per il patto con gli azzurri

Alfano non vira a destra e rischia la rivolta interna

Silvio Berlusconi che si fa un selfie con un bambino per le strade di Merano, Silvio Berlusconi in posa per una foto accanto alla ballerina floreale nel giardino della cittadina altoatesina, Silvio Berlusconi assediato dai fans, che scherza e rilascia autografi, poi entra nei negozi per fare shopping e in un bar per bere qualcosa.

Accanto a lui, in giacca blu e camicia aperta sul collo, c'è la figlia Marina e la deputata «di casa» Michaela Biancofiore. Sono le immagini «di coda» della vacanza di relax «detossinante e rivitalizzante» del leader di Forza Italia. In realtà, il Cavaliere ha lasciato venerdì l'hotel Palace, con la Spa Henri Chenot dove si è rimesso in forma per una settimana, ma ieri da Arcore ha voluto fare una gita con la figlia e mostrarle la cittadina, concedendosi lo stesso bagno di folla di fine luglio. «Merano mi è piaciuta davvero tanto, sono tornato e tornerò ancora», dice.

Ma c'è anche un altro motivo, perché il Palace ha adesso come nuovo illustre ospite Gianni Letta, con il quale il Cavaliere fa colazione. E con il fidato consigliere certo si confronta anche su legge elettorale e candidature siciliane.

Tutto l'impegno di Berlusconi e dei suoi per rimettere in moto la riforma delle regole del voto trova un ostacolo in Angelino Alfano. La contingenza delle elezioni regionali di novembre in Sicilia rischia di pesare come un masso sulla possibilità di resuscitare l'accordo di maggio sul Tedeschellum, come vorrebbe il leader azzurro.

Il ministro degli Esteri, infatti, è contrario ad una nuova legge proporzionale, che potrebbe penalizzare Ap e vorrebbe ottenere da Matteo Renzi l'assicurazione che si andrà a votare a marzo con l'attuale Consultellum, uscito dalle sentenze della Consulta. Così il suo partito svuotato sempre di più si salverebbe dal disastro con un apparentamento con il Pd che gli farebbe superare al Senato la soglia di coalizione del 3 per cento, invece di schiantarsi da solo contro quella dell'8. Un patto che vale bene il sostegno di Ap al candidato-governatore di centrosinistra in Sicilia.

Ecco che vicende locali e nazionali si intrecciano mentre il Cavaliere, prevedendo i rischi, vorrebbe tenerle distinte. L'ex premier ha aperto sì le porte ad Ap con un accordo locale «utilitaristico» per avvantaggiare il centrodestra siciliano unito, ma non supera per questo gli attriti con l'ex delfino né intende ipotecare il futuro politico.

Il coordinatore azzurro nell'isola, Gianfranco Miccichè, lavora da mesi ad un progetto più inclusivo possibile ma l'intesa ancora non c'è, perché Alfano gioca spregiudicatamente su due tavoli e in questo momento sembra più propenso a buttarsi (o meglio a rimanere, visto che Ap è nella giunta Crocetta) a sinistra.

«Rischia anche una rivolta nel suo stesso partito - commenta uno dei collaboratori del leader azzurro - perché alcuni come Maurizio Lupi premono per un accordo con Fi. Ma così Alfano pensa di salvarsi almeno in Sicilia, Calabria, Campania, anche se riuscirebbe a far eleggere oltre a lui stesso solo 6 o 7 dei suoi. Dall'altro lato, c'è un Renzi preoccupato di pescare ogni voto, per arrivare almeno secondo nella corsa elettorale, perché con una terza posizione rischierebbe di perdere la segreteria del Pd».

Oggi Miccichè sarà ad Arcore per incontrare Berlusconi e, come sempre, sarà il leader a indicare la soluzione finale. Dopo aver verificato le reali intenzioni di Alfano nella partita siciliana.

Un incontro a due (o a tre, visto che ci sarà pure Niccolò Ghedini), che potrebbe essere la svolta sulla candidatura di Nello Musumeci, sponsorizzato da Fdi e Lega.

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