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Allarme degli industriali: "La manovra va cambiata Il tempo sta scadendo"

Boccia striglia il governo: «Occhio allo spread Il reddito di cittadinanza? Così rovina il Sud»

Allarme degli industriali: "La manovra va cambiata Il tempo sta scadendo"

E mo' basta. Si ferma sulla punta della lingua, il moto d'insofferenza del salernitano Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. Ma il senso della strigliata al governo, a margine del 33.mo convegno dei giovani imprenditori a Capri, non può essere frainteso. Investe l'intero modo di procedere degli inopinabili alleati in gialloverde, il loro mondo che fa della disintermediazione l'ariete che sfonda ogni certezza e magari usa come alibi le pecche della Ue. Un «fate presto» che comprende campanello d'allarme, lista di consigli utili e l'orgoglio di chi si sente persino più «popolo», perché lavora e produce ricchezza, e «il governo deve confrontarsi con noi», così come deve accettare «le critiche della stampa». Anche perché, minaccia col sorriso, «tra cent'anni noi saremo qui e qualcuno sarà cambiato».

Boccia vede un governo sempre preso dalle sue mire propagandistiche e ora pure impelagato nelle sue baruffe interne. «Non cavalchi le ansie, non cerchi colpe, individui soluzioni. A noi i retroscena sulle manine non interessano», dice. Ciò che conta è correggere la manovra, e pure in fretta. «C'è una questione temporale, che passa per la lettera dell'Ue e per il downgrade deciso da Moody's. Ma erano nelle cose. Non si può aspettare, si deve agire, reagire, anticipare». La manovra va corretta, e rafforzando la crescita: «il problema non è tanto lo sforamento del deficit e l'abbassamento del rating», ma vincere la sfida dello sviluppo, pena la credibilità del governo». Gli imprenditori chiedono investimenti, il rifinanziamento di Industria 4.0, l'attuazione delle opere pubbliche, lo sblocco di Tav e Tap. «Aprire i cantieri, non chiuderli». Boccia sottolinea i rischi dello spread, «una tassa per famiglie e imprese: bisogna fare attenzione, sia alle dichiarazioni sia al merito. La cosa è ancora correggibile, ma i tempi sono stretti».

Il ministro agli Affari europei Paolo Savona, assicurerà dal palco che non vi sono rischi di default e che il debito pubblico italiano è perfettamente solvibile. Quindi riconosce l'importanza degli investimenti, capaci di far crescere il Paese anche del 2-3%, e sostiene che le manovre non devono essere «piloti automatici». Ma Boccia è andato molto oltre, vuole andare a vedere le buone intenzioni dell'esecutivo, a partire dal reddito di cittadinanza che «rischia di rovinare il Sud: non può essere un sussidio ma piuttosto un ponte per il lavoro». E parla senza peli sulla lingua: «Non è vero che peggio di così non possiamo andare, se facciamo errori si va anche peggio». E se non si dimostra nei fatti all'Europa che l'Italia è pronta a imboccare la strada della crescita, «se tra qualche mese questo non accade, il problema non sarà più l'agenzia, ma il circolo vizioso tra deficit e debito per cui questa manovra sarà diventata insostenibile e inspiegabile.

E la partita, il Paese, l'avrà già persa».

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