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Allarme governo tecnico, Berlusconi pronto al voto. "Ma sì a Salvini premier"

Il Cav: «L'esecutivo blocca il Paese». E sostiene anche Orbán: «Un errore escluderlo dal Ppe»

Allarme governo tecnico, Berlusconi pronto al voto. "Ma sì a Salvini premier"

«Meglio votare domani mattina che tenere in piedi un governo che gli elettori non hanno mai votato e che sta distruggendo l'economia, sta bloccando l'Italia, la sta isolando in Europa e nel mondo». Silvio Berlusconi, nel giorno della paralisi governativa sulla Tav, intervistato da affaritaliani.it, lancia la sua sfida, aggiungendo di essere pronto a sostenere un governo con Matteo Salvini premier. Una soluzione coerente con la sua contrarietà agli esecutivi tecnici: «Sono la negazione della sovranità popolare e non fanno bene alla democrazia».

«Nella passata campagna elettorale ci siamo impegnati a sostenere come premier la figura indicata dal partito che avesse ottenuto più voti. Quel partito è la Lega, e noi manteniamo sempre la parola» dice Berlusconi. E alla domanda su dove trovare i voti in Parlamento, il Cavaliere risponde: «Mi risulta che siano molti, anche fra i Cinquestelle, a essere disponibili, per convenienza, per calcolo o per senso di responsabilità, a sostenere un nuovo governo senza passare per nuove elezioni».

Berlusconi ieri ha avuto una lunga e cordiale telefonata con il presidente del Ppe, Joseph Daul, sulle prossime elezioni europee. Il presidente di Forza Italia ha voluto anche precisare la sua posizione su Viktor Orban. «Votare la sua esclusione dal Ppe alla vigilia delle Europee è un errore politico e non solo per la perdita, all'interno del Parlamento europeo, di membri che afferiscono alla grande famiglia dei popolari, ma anche per l'effetto che avrebbe su altre delegazioni. Forza Italia non può votare a favore dell'esclusione di Orban, che è anche da molti anni un mio caro amico. Sono da sempre convinto che la missione del Ppe, nonché la sua forza, sia quella di puntare ad aggregare tutte le forze liberali e democratiche alternative alla sinistra. Non farlo, avvantaggerebbe i nostri avversari e indebolirebbe il nostro progetto riformatore». Berlusconi peraltro da tempo propugna la tesi di una alleanza tra popolari e sovranisti in Europa, con un forte baricentro moderato.

Tornando alle turbolenze governative, la sensazione diffusa dentro Forza Italia è che nessuno nel governo voglia intestarsi i «pagherò» sottoscritti nella legge di bilancio e che quindi lo scoglio Tav possa essere il preludio di una crisi post-Europee. Sestino Giacomoni batte forte sul tasto della credibilità internazionale. «Il governo, tra oggi e domani, non deve decidere se dire sì o no al Tav, ma se dire sì o no a un futuro per l'Italia». Mara Carfagna, invece, pizzica Salvini sul reddito di cittadinanza: «Nel 2003 il centrodestra varava la Legge Biagi che ha creato oltre 1 milione di posti. Oggi Salvini, sedicente di centrodestra, è felice perché la regione più ricca d'Italia è la prima per richieste di reddito di cittadinanza. Serve un vaccino contro il grillismo».

Antonio Tajani, invece, continua a lavorare per mettere a punto la macchina per le Europee - ieri ha incontrato i coordinatori del Sud e delle Isole - e oggi parteciperà alla presentazione del Manifesto «Sì all'Europa per farla». Un documento per un'Europa a trazione popolare preparato dal presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, e dal presidente onorario di «Esserci», Giancarlo Cesana.

Un documento, frutto della collaborazione tra le due associazioni cattoliche, sul quale sono stati chiamati a confrontarsi Tajani, l'eurodeputato Massimiliano Salini e il segretario di «Energie per l'Italia», Stefano Parisi.

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