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È allarme moschee integraliste. Vienna le chiude, l'Italia le apre

Kurz dichiara fuorilegge 7 luoghi di culto estremisti e caccerà decine di imam turchi. A Milano via libera

È allarme moschee integraliste. Vienna le chiude, l'Italia le apre

L' Austria dice stop all'integralismo. Il giro di vite l'ha deciso il governo annunciando la chiusura di sette moschee e l'espulsione di decine di imam dell'Atib, Unione turco-islamica. «Società parallele, islam politico e radicalizzazione non hanno posto nel nostro Paese» ha scandito il cancelliere Sebastian Kurz, il 31enne leader conservatore che da 6 mesi guida una coalizione di centrodestra. Quaranta gli imam coinvolti, legati all'Atib e accusati di aver violato la legge che vieta finanziamenti esteri alle attività religiose. Il ministro dell'Interno Herbert Kickl ha spiegato che potrebbero essere 60 gli imam cacciati. I clamorosi provvedimenti sono il risultato di un'indagine che parte da una manifestazione storico-ideologica ospitata nella moschea turca, una delle più grandi di Vienna, gestita dall'Atib e legata alla Direzione turca degli Affari religiosi (la «Diyanet»). Il settimanale austriaco Falter aveva pubblicato le immagini di quella rievocazione e le foto mostravano bambini vestiti da soldati che marciavano e sventolano bandiere, fingendosi poi morti. L'organizzazione turca aveva preso le distanze dalla macabra rievocazione, ma questo non ha fermato il giro di vite governativo. Il portavoce della presidenza turca Ibrahim Kalin ha protestato. Al contrario, soddisfatto del governo Kurzx si è detto proprio ieri il premier ungherese Victor Orban. Il ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini, annunciando che intende incontrare il collega austriaco, ha spiegato qual sarà la sua linea: «Credo nella libertà di culto, non nell'estremismo religioso. Se una persona usa la propria fede per mettere a rischio la sicurezza di un Paese va allontanata immediatamente». Lega e Fratelli d'Italia, ma anche l'eurodeputato di Forza Italia Stefano Maullu, hanno auspicato un approccio simile, mettendo in guardia in particolare il Comune di Milano, che pochi giorni fa ha pubblicato il suo piano che apre a sei moschee in città.

A Milano, della Diyanet turca si è già parlato a proposito dei legami con il Caim, il coordinamento dei centri islamici locali. In rete è ancora reperibile, dal portale del Caim, un bando per 5 borse di studio per un «programma» formativo in Scienze islamiche. E nel documento (del 2015) si legge che il Caim ha predisposto l'iniziativa «in collaborazione con Diyanet». Il fatto che questa formazione per imam italiani fosse stata affidata a tali «garanti», non era passato inosservato. Un esponente del centrodestra, Matteo Forte, lo aveva denunciato in Consiglio comunale. E oggi Forte non solo sottolinea le misure adottate in Austria, ricorda anche che in Germania «annualmente vengono monitorate le associazioni dell'islamismo politico e inserite nei rapporti di sicurezza» e infine che nel Regno Unito era stata avviata un'inchiesta sulle realtà legate al network della Fratellanza musulmana. «Solo in Italia a Milano - commenta - tutte le propaggini di quello stesso mondo vengono legittimate e si danno loro i permessi per costruire moschee». Riferimenti non casuali. Fra le quattro mosche che saranno «sanate» a Milano (due saranno nuove) c'è infatti il centro di via Maderna, di proprietà di Milli Gorus, organizzazione islamica turca che in Germania nel frattempo è stata di nuovo inserita nella black list governativa dell'antiterrorismo tedesco. I vertici dell'associazione rigettano ogni accusa: «La politica non c'entra con noi». Ma una bandiera di Milli Gorus sventolava a dicembre in piazza Cavour, dove si udirono, indisturbati, slogan antisemiti e jihadisti. Uno studio del Cesnur dava la sigla turca presente anche a Roma, Como e Imperia.

A Milano, intanto, non solo fa parte dell'albo comunale delle religioni: con un suo esponente presiede proprio il Caim e meno di un anno fa ha ospitato in via Maderna uno degli incontri fondativi della Costituente islamica, che annovera grandi estimatori di Recep Tayyip Erdogan, il rais del nuovo nazionalismo islamico turco.

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