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Altri tre miliardi alla Turchia E la Ue si accorda sui migranti

Vietate le deportazioni di massa, ma saranno rispediti tutti gli irregolari che da domani arriveranno in Grecia. Il premier Davutoglu: giornata storica

Altri tre miliardi alla Turchia E la Ue si accorda sui migranti

L'Unione europea ha raggiunto un accordo con la Turchia sull'emergenza migranti, ma non sarà così semplice realizzarlo sul terreno. La sua applicazione scatterà domani quando saranno avviate le procedure. Ma i ritorni veri e propri affinché «tutti i nuovi migranti irregolari in viaggio dalla Turchia verso le isole greche saranno riportati sul territorio turco» cominceranno dal 4 aprile, come precisa la cancelliera Angela Merkel a vertice chiuso. Per evitare la deportazione di massa verrà applicato un meccanismo farraginoso a livello «individuale».

Tutti i migranti potranno fare domanda d'asilo in Grecia, ma torneranno indietro quelli che non la presentano o non ne hanno diritto. Non è chiaro cosa dovrebbe accadere a siriani e afghani che hanno questo diritto. Se non torneranno indietro, i numeri del flusso migratorio rimarranno elevati. L'accordo, però, prevede che «per ogni siriano tornato in Turchia dalle isole greche, un altro siriano sarà reinsediato dalla Turchia verso l'Ue» fino a un tetto di 72mila persone, che in seguito si potrà ampliare e secondo i criteri Onu, cioè prima donne e bambini. Solo Ungheria a Slovacchia si sono dette non disponibili al piano di ricollocamenti.La controparte garantita ad Ankara è l'accelerazione per l'esenzione dei visti di ingresso nella Ue per i cittadini turchi «entro fine giugno 2016». La Turchia dovrebbe però compiere l'impresa impossibile, in tempi così stretti, di soddisfare 72 criteri specifici con un piano di riforme.

L'Unione europea verserà velocemente i primi 3 miliardi di euro per una serie di progetti a favore dei 2,7 milioni di profughi in Turchia. Ed entro la fine del 2018 arriveranno dalla Ue altri 3 miliardi di euro. Sull'adesione della Turchia all'Unione, che poteva provocare il veto di Cipro, l'accordo glissa sostenendo vagamente «la decisione di aprire nuovi capitoli per il negoziato il più presto possibile». Nei confronti di Ankara i 28 capi di Stato e di governo hanno approvato una serie di raccomandazioni, delle quali anche il premier italiano Matteo Renzi si mostra soddisfatto: la Turchia deve «rispettare i più alti standard per quanto riguarda la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto delle libertà fondamentali compresa la libertà di espressione», si legge nelle conclusioni del Consiglio Europeo.

Il premier turco Ahmet Davutoglu celebra l'accordo Ue-Turchia parlando di «giornata storica» e affermando che «l'Ue e la Turchia hanno lo stesso destino, le stesse visioni e le stesse caratteristiche». Eppure alla vigilia dell'accordo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan ha sparato a zero contro l'Europa parlando a Gallipoli in occasione della vittoria turca contro neozelandesi ed australiani durante la prima guerra mondiale. «In un momento in cui la Turchia ospita tre milioni di migranti, quelli che non trovano spazio per una manciata di rifugiati, che nel mezzo dell'Europa tengono questi innocenti in condizioni vergognose, dovrebbero prima guardare a se stessi» ha dichiarato il neo sultano riferendosi al campo greco di Idomeni, dove sono bloccati migliaia di persone. Ancora più duro l'attacco all'Europa accusata di appoggiare il terrorismo: «Sta nutrendo la vipera nel suo stesso grembo». Erdogan fa riferimento ai curdi del Pkk.

Non c'è solo il problema della rotta balcanica di immigrazione. Il premier inglese Cameron ha insistito con i partner europei, prima fra tutti l'Italia, con l'idea di respingere i barconi di migranti provenienti dalla Libia facendoli tornare indietro. L'operazione navale Eunavformed (Sophia), comandata dall'ammiraglio italiano Enrico Credendino deve passare alla fase prevista, mai attuata, di «smantellamento del sistema di business dei trafficanti di uomini». Londra prende spunto dalla dura politica di respingimento australiana, che ha dato i suoi frutti. Peccato che l'ammiraglio Credendino il 14 marzo abbia affermato con orgoglio di aver portato in Italia 10mila profughi e clandestini intercettati sui barconi, «mai in Libia o stati terzi». Proprio ieri le autorità turche hanno fermato in una maxi-operazione marittima e terrestre 1.734 migranti irregolari che volevano raggiungere l'isola greca di Lesbo.

In realtà l'Europa aveva già lanciato nel 2006 un'operazione di respingimento, chiamata Hera, con cui ha fermato gli sbarchi di migranti nelle Canarie spagnole dall'Africa occidentale. La missione ha respinto verso Senegal, Gambia e Costa d'Avorio migliaia di migranti sui barconi. Gli stessi paesi da dove arrivano in Italia il 70% di persone, che partono dalla Libia. Federica Mogherini è la madrina della flotta navale europea, che al posto di smantellare la rete dei trafficanti di uomini la favorisce portando in Italia i migranti. L'alto rappresentante per la politica estera Ue ha convocato i ministri degli Esteri e della Difesa europei in aprile lanciando l'allarme: «Oltre 450mila sono pronti a partire per l'Europa dalla Libia».

E mentre l'Unione trova un'intesa per gestire i flussi, il Vaticano definisce «umiliante» sbarrare le porte del continente a chi è in fuga dalle guerre e dalla fame.

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