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Altro che bufale e fango Ecco l'inchiesta sui traffici di una Ong

Fascicolo a Trapani su un gruppo di attivisti Anche Palermo indaga sul business migranti

Foto dell'area stampa di Sos Mediterranèe
Foto dell'area stampa di Sos Mediterranèe

I l procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, aveva ragione. L'attenzione delle altre procure siciliane è puntata dritta verso le Ong e ora arriva la conferma che la procura di Trapani ha aperto un'inchiesta penale a tutti gli effetti su una di queste organizzazioni non governative estere. Si tratterebbe di un soggetto operante nel Mediterraneo già da diversi mesi.

Ma anche la Procura di Palermo ha un'indagine vera e propria aperta sul tema. Non un'indagine conoscitiva come quelle delle procure di Catania e Reggio Calabria, ma un fascicolo che punterebbe a individuare eventuali connivenze tra realtà private che si occupano del recupero migranti e gli scafisti libici. Anche se, al momento, non ci sarebbero iscritti nel registro degli indagati. Il reato di cui sarebbe accusata la Ong messa sotto inchiesta dalla procura di Trapani sarebbe quello di immigrazione clandestina. Per il settimanale Panorama «viene condotta nel massimo riserbo dalla Polizia di Stato ed è partita dopo una operazione in mare della nave della Ong, che sarebbe entrata in azione senza aver ricevuto un Sos e neppure una richiesta di intervento da parte delle autorità italiane». Il procuratore di Trapani, Ambrogio Cartosio, di recente aveva spiegato che «le Ong hanno necessariamente un proprio codice etico che prescinde dalla legislazione nazionale dei singoli Stati in cui operano e hanno necessità di muoversi liberamente in acque internazionali. Ci sono Paesi in cui il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina è reato, come l'Italia, altri in cui non lo è. Non c'è dubbio che una persona può muoversi per spirito umanitario, ma può per questa regione commettere un reato. Noi facciamo i magistrati. Possiamo capire umanamente un determinato comportamento, ma se c'è una legge dobbiamo applicarla». A coordinare l'inchiesta trapanese sarebbe il sostituto procuratore Andrea Tarondo.

Dice invece di non potersi «esprimere sull'argomento Ong» il procuratore di Palermo Calogero Ferrara. «Posso solo dire - spiega al Giornale nel suo ufficio del capoluogo siciliano - che abbiamo un'esperienza pluriennale nel campo del traffico dei migranti. Dopo il 2013, in seguito alla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre, abbiamo intensificato le nostre indagini al fine di identificare non solo lo scafista, che spesso viene coinvolto in attività criminali, ma soprattutto le reti che stavano dietro questo sistema criminale. In particolare - prosegue - abbiamo costituito un gruppo di 11 magistrati all'interno della Procura di Palermo, su 60 sostituti che, in aggiunta al loro lavoro, si occupa di traffico di stupefacenti nel Mediterraneo e della tratta di esseri umani».

Ferrara prosegue chiarendo: «Abbiamo fatto operazioni come Glauco, Glauco II e Glauco III, che hanno portato in carcere un centinaio di persone, alcune già condannate in primo e secondo grado. Sono tutti eritrei ed etiopi, che fanno parte di un gruppo criminale organizzato». E chiarisce di aver avuto evidenza di contatti anche «con soggetti italiani». Il problema maggiore nel condurre indagini sia sui trafficanti, che sulle reti criminali legate al traffico di esseri umani che per le Ong è senz'altro, come ha più volte chiarito anche Zuccaro «quello di trovare interpreti fidati e che parlino molte lingue e dialetti. Mancano i mezzi. Le comunità somale hanno paura di ritorsioni». Ferrara conclude precisando: «Abbiamo intercettato quasi 50mila telefonate.

Abbiamo collaborato anche con Paesi esteri, nell'ambito di EuroJust, agenzia Ue finalizzata a favorire la cooperazione internazionale e le operazioni giudiziarie, per scambiarci informazioni, ma servono più mezzi, questo è certo».

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