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Altro che buona scuola Lo Stato chiede indietro gli stipendi dei presidi

Calcoli sbagliati sulle retribuzioni Pretesi rimborsi da mille a 12mila euro

Altro che buona scuola Lo Stato chiede indietro gli stipendi dei presidi

Presidi sul piede di guerra. Costretti a restituire gli stipendi. Devono rendere cifre dai milletrecento ai settemila euro. Qualcuno tocca anche picchi di 12 mila. E a comunicare la notizia è una lettera del ministero dell'Economia e delle Finanze che chiede ai presidi di restituire le somme. Una di quelle lettere da mettersi seduti. Coinvolti nella restituzione dei soldi ci sono circa 600 dirigenti scolastici veneti. Le prime lettere sono arrivate ad alcuni presidi di Padova e Vicenza ma tempo pochi giorni e arriverà a tutti, compresi quelli andati in pensione negli ultimi anni.

Il motivo è un errato calcolo nelle loro retribuzioni a partire dal 2011. Hanno percepito stipendi più alti del dovuto ma non per volontà loro. A monte di tutto sta il ritardo nel rinnovo del contratto integrativo regionale dei dirigenti scolastici. I presidi negli ultimi anni sono stati pagati secondo il contratto del 2011. Poi sono stati fatti i rinnovi e i nuovi contratti prevedevano al ribasso la retribuzione di risultato e di posizione. Ora il ministero si è attivato per riavere indietro i soldi. Dalla ricezione della lettera i dirigenti hanno tempo trenta giorni per decidere se pagare in un'unica soluzione o se rateizzare. Grazie tante, se si pensa che a una preside di Padova è stata richiesta la restituzione di 12 mila euro.

«La retribuzione dei presidi ha una parte fissa e una variabile spiega al Giornale, Gianni Maddalon presidente sezione Treviso e Belluno di Anp Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola , in Veneto non si è chiusa la contrattazione annuale della parte variabile e quindi hanno continuato a pagare le retribuzioni come prima. Questo per inerzia della burocrazia statale». Ogni Regione ha il proprio Ufficio scolastico regionale che contratta con le organizzazioni sindacali. «Ma la parte variabile non è stata aggiornata per ritardo del ministero spiega Maddalon ora si sono svegliati e di colpo chiedono la restituzione, in modo poco rispettoso: alcuni hanno ricevuto un avviso con la possibilità di rateizzazione e altri mi dicono hanno trovato nel cedolino il recupero delle somme».

Ora la sezione veneta dell'Associazione nazionale minaccia il ricorso. «A causa di ritardi ed errori delle amministrazioni competenti - incalza Licia Cianfriglia, vicepresidente Anp si sta verificando la situazione critica di alcune regioni, tra cui il Veneto e non solo».

In Calabria, ci rivelano fonti vicine agli ambienti, alcuni presidi si sono visti avviare la procedura di recupero erariale per alcune somme liquidate maggiormente in passato.

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