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ALTRO CHE MOSTRO ERA UN'ANGUILLA

Un'équipe di scienziati ha elaborato una tesi originale che (forse) ha risolto il giallo del famoso lago scozzese

Erica Orsini

Londra Il mostro di Loch Ness potrebbe essere un'anguilla gigante. Dopo decenni di avvistamenti che hanno contribuito alla nascita di un mito dal fascino ancora intatto, uno dei piu' grandi studi sul Dna delle specie animali che vivono nelle acque di Loch Ness sarebbe vicino a svelare il mistero. La creatura acquatica che ha ispirato decine di libri e film e che ancora attira migliaia di turisti in Scozia, alla fine sarebbe soltanto un anguilla più grande delle altre.

Lo ha rivelato un team di scienziati neozelandesi della Otago University che hanno esaminato e studiato la presenza di più di 3mila specie animali che per un periodo più o meno lungo hanno avuto un contatto con le acque del lago. Molte di queste specie sono estremamente piccole e sebbene gli studiosi siano riusciti a trovare elementi dei Dna più diversi, dai maiali ai cervi, dagli spinarelli agli esseri umani, non hanno mai trovato tracce di qualche mostro.

Tuttavia, il professor Neil Gemmell, che ha coordinato lo studio, ha detto di non poter escludere che in quest'area non possano essersi sviluppate anguille di dimensioni molto grandi. Ma anche in questo caso, tutto dipende da che cosa s'intende per molto grandi. Difficilmente le anguille a cui allude il professor Gemmell potrebbero raggiungere le dimensioni di creature preistoriche come il pleasiodauro che alcuni dicono di aver avvistato. Non sono state trovati nemmeno prove del Dna di otarie o balene. Ad ogni modo il nuovo studio riporta alla ribalta la leggenda di questa creatura fantastica che avrebbe popolato le acque di Loch Ness e che sarebbe stata vista per la prima volta nel 1930.

A dare la notizia era stato il Corriere di Inverness che raccontò di «uno strano spettacolo a Loch Ness». Nel 1933, il corrispondente del quotidiano Fort Augustus, Alec Campbell, raccontò l'avvistamento di Nessie, da parte della signora Aldie Mackay. Gary Cambell, curatore del registro degli avvistamenti del mostro, ne riceve annualmente, in media almeno dieci e più di 400mila turisti visitano il luogo ogni anno. Numeri che rivelano un interesse mai sopito. Negli ultimi decenni ci sono stati moltissimi tentativi di provare l'esistenza del mostro. Nel 2003 persino la Bbc finanziò una ricerca che prevedeva l'utilizzo di 600 ecoscandagli e che si concluse con un nulla di fatto. Gemmell ha spiegato chela presenza sostanziosa di Dna di anguilla ha lasciato sorpresi sia lui che la sua squadra. Con uno sguardo impassibile ha aggiunto: «Al momento non sappiamo se questo Dna appartenga ad un anguilla gigante oppure riveli la presenza di molte anguille più piccole. Quello che sapevamo fino ad ora è che questi animali normalmente migrano qui per riprodursi, invece, non si sa per quale ragione, non lo fanno. Anziché riprodursi continuano a crescere». Ciononostante a Loch Ness non è mai stata pescata un'anguilla gigante. Quella più grande pesava circa 5 chili e mezzo. «Non proprio un mostro, non è vero? ha commentato il docente però, basandoci sulle prove che abbiamo accumulato, non possiamo escludere la possibilità dell'esistenza di un'anguilla enorme». Mostruosamente enorme, sperano i fan della leggenda. Una delle teorie preferite sul mostro di Loch Ness è che si tratti di un animale preistorico, sopravvissuto all'estinzione dei dinosauri, ipotesi che Gemmell ha subito escluso.

«Esiste un plesiosauro in queste acque? No, non abbiamo trovato alcuna prova in merito a questa possibilità ha detto Gemmell quindi escluderei la presenza di un rettile gigante da queste parti».

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