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E Denis sfida la iella: apre la sede nella via dove muoiono i partiti

Dopo i flop di Rutelli, Fini e Monti, tocca ad Ala insediarsi nella strada che porta male ai politici

E Denis sfida la iella: apre la sede nella via dove muoiono i partiti

Roma Cornetti rossi, gobbi, grattatine varie, tutto l'armamentario è già in funzione. Benvenuti in via Poli, o meglio, in via della Sfiga, dove c'è la tomba dei partiti politici, dove c'è un palazzo che ha fatto secchi uno dopo l'altro la Margherita, il Fli di Fini, Scelta civica, i Club della Libertà e che adesso ospiterà l'Ala di Verdini. Beata incoscienza o lucida sfida alla malasorte?

Siamo nel cuore barocco di Roma, a due passi da Palazzo Chigi e alle spalle della Fontana di Trevi. Proprio qui, infischiandosene dei tristi precedenti, Denis ha fissato la sede nel suo nuovo gruppo, l'Alleanza liberaldemocratica-autonomie, i fuoriusciti di Forza Italia filo-renziani e orfani del Patto del Nazareno, che peraltro è a meno di cento metri di distanza. La domanda è: quanto reggeranno? Riusciranno con un colpo d'Ala a invertire l'annosa tendenza negativa?

Se sul Partito democratico, come potete leggere accanto, l'effetto-Verdini si fa già sentire in termini di sondaggi e di intenzioni di voto, bisognerà ora valutare l'effetto su Verdini e soci della strada maledetta. La sede è pure bella e prestigiosa, fa parte del complesso di Palazzo Poli, che fu costruito alla fine del Cinquecento da Longhi e Mascherino e che dal 1732 abbraccia la fontana più famosa del mondo. Ma ha un piccolo problema: tutti i gruppi politici che decidono di insediarsi lì, nel giro di poco tempo sono costretti a chiudere i battenti.

Sarà per questo forse che un tipo scaramantico con Angelino Alfano, dopo averci pensato, sembra aver lasciato perdere. La sede del Nuovo centrodestra, in via in Arcione, è troppo costosa e così il ministro dell'Interno aveva accarezzato la possibilità di trasferire il partito in via Poli. Poi invece deve essersi informato bene e avrebbe accantonato l'idea. Meglio non rischiare, non si sa mai.

Anche perché i precedenti sono inquietanti. Prendiamo il caso della Margherita. All'inizio del Duemila, prima di spostarsi nella vicina Sant'Andrea delle Fratte, i centristi trovano una sede da queste parti, proprio davanti agli uffici della Camera di Palazzo Marini. Ma la fine è rapida. Dopo la fusione con i Ds, nel 2007 le attività del partito vengono sospese. Nel 2012 il movimento di Francesco Rutelli viene definitivamente sciolto. Nel giro di pochi anni la Margherita sparisce.

Passa soltanto qualche anno ed ecco che in via Poli spuntano i primi transfughi del Popolo della Libertà, i ribelli di Futuro e Libertà guidati da Gianfranco Fini. I giornalisti parlamentari ancora ricordano la fastosa inaugurazione della nuova sede, organizzata in un caldissimo pomeriggio dell'estate del 2011. Tra torte alla crema e spumante, Fini prova a rilanciare il suo progetto politico dopo la fallita sfiducia al governo del Cavaliere. Durerà poco. Triste scherzo del destino: lo stesso palazzo, qualche piano più sotto, ospita i berlusconiani Club della Libertà. Pure loro ormai dimenticati.

E sempre qui, in via della Sfiga, nasce e muore il sogno effimero del Terzo Polo. Già, perché, dopo Fini, si trasferisce Mario Monti, forse la più evanescente meteora del firmamento politico italiano. Vincendo le resistenze del Quirinale, nel 2013 il Professore si candida in prima persona «forte» della breve esperienza del governo tecnico. Com'è va a finire lo sanno tutti. Oggi i suoi eredi abitano ancora da queste parti. Archiviati i fasti di un tempo, accantonato anche Mario Monti, i centristi di Scelta Civica rimangono un piccolo partito di maggioranza capitanato con energia, ma per ora senza troppi voti, dal sottosegretario Enrico Zanetti.

Adesso tocca al groppo di Denis Verdini: avranno abbastanza ferri di cavallo?

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