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Anche Conte è stufo dei pentastellati. Lo smarcamento del premier filo-Pd

«Io il nuovo leader grillino? Mai nutrito questa aspirazione»

Anche Conte è stufo dei pentastellati. Lo smarcamento del premier filo-Pd

L'avvocato Giuseppe Conte, catapultato dalle aule universitarie ai vertici dello Stato grazie ai voti del M5s, ha capito che tira una brutta aria da quelle parti e ha iniziato a prendere le distanze dai suoi mentori politici, i grillini. Quello che fino a poco tempo fa era platealmente il suo partito politico di riferimento (e che tra le altre cose gli ha assegnato il portavoce e braccio destro a Palazzo Chigi, il grillino Rocco Casalino), ora è diventato un soggetto di cui il premier parla con freddezza, come se fosse un semplice osservatore esterno. «Il Movimento sta vivendo una fase di transizione. Sta per operare alcuni significativi cambiamenti. Auguro a Luigi Di Maio e al Movimento di realizzarli nel migliore dei modi e quanto prima», che è un po' come dire grazie di avermi permesso di scrivere «presidente del Consiglio» nel mio curriculum ma ora arrivederci e buona fortuna. Poi, sempre a Repubblica, quasi si risente della domanda se pensi di fare lui il prossimo leader del M5s: «Mai candidato a questo ruolo, non nutro alcuna aspirazione o velleità di questo tipo».

Quel che nutre Conte sono aspirazioni certamente diverse, per le quali può far più comodo la vicinanza al Partito Democratico, molto più introdotto nei meccanismi del potere pubblico italiano. Del resto non sarebbe una novità per Conte, che prima di infatuarsi del M5s (ora rinnegato), aveva provato ad avvicinarsi a Renzi, tramite l'avvocato Guido Alpa e la Boschi, in quel di Firenze («Conserviamo ancora i messaggini di lode per il nostro governo» raccontò poi Renzi). L'investitura da parte di Mattarella a garante del passaggio dal governo gialloverde a quello giallorosso gli hanno spalancato la benevolenza della sinistra, un passaporto che in Italia vale moltissimo, specie per chi traffica tra carriere universitarie e consulenze legali di alto profilo. Così la pochette nel taschino, un tratto distintivo quanto il ciuffo, è passata dal giallo al rosso tenue. «Sono stato sempre molto attento per formazione civica alla vita politica, la mia formazione è di sinistra nel cattolicesimo democratico» ha detto a settembre ospite della festa di Mdp-Articolo1, il partitino di Roberto Speranza, suo ministro. Alla Festa del Fatto si è smarcato alla grande dal M5s: «Non sono iscritto, non partecipo alle riunioni del gruppo dirigente, non ho mai incontrato i gruppi parlamentari, definirmi dei 5 stelle mi sembra una formula inappropriata». Il politologo Paolo Becchi, uno informato sul mondo M5s, conferma l'addio. Conte successore di Di Maio? «No, ormai è un vecchio discorso, Conte fa solo gli affari suoi».

Eppure nel 2018 la musica era molto diversa. Sul web c'è il video di Conte che festeggia tipo ultras nel quartier generale del M5s, con tutti i big, dopo la vittoria del movimento alle elezioni. Restano in archivio le sue partecipazioni alle kermesse Italia a Cinque stelle, dove ostentava la sua vicinanza al Movimento.

Poi però il M5s ha iniziato a calare, mentre lui ha scoperto il potere e le docce idromassaggio pagate da Palazzo Chigi.

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