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Anche l'Inps ammette: il reddito di cittadinanza non crea occupazione

Per il presidente Tridico impatto quasi nullo. Anche Gualtieri si è convinto: va cambiato

Anche l'Inps ammette: il reddito di cittadinanza non crea occupazione

È partita la caccia la reddito di cittadinanza. C'è l'invito esplicito a rimettere mano alla misura, di Italia Viva. Poi c'è l'offensiva sottotraccia del Pd, occultata da dichiarazioni caute e diplomatiche. Ma sono in tanti ormai nel governo ad essere intenzionati a cambiare radicalmente uno strumento al quale ormai non crede più nessuno.

A dare una mano a chi vuole riformare il sussidio è stato, involontariamente, il presidente dell'Inps Pasquale Tridico. «Il lavoro può essere creato in un solo modo: gli investimenti. Il reddito di cittadinanza aiuta ad allocare il lavoro sul mercato con l'incontro tra domanda e offerta: migliora l'incrocio e le competenze, non crea lavoro ma lubrifica il mercato», ha ammesso durante un'audizione parlamentare.

Quindi se è vero che il sussidio «ad oggi interessa 1,1 milioni di famiglie per oltre 2,5 milioni di persone, tra questi 200 mila disabili e 400 mila bambini e tra questi poco più di 700 mila persone sono occupabili» (dati forniti dallo stesso Tridico al Parlamento), il lavoro non arriverà per tutti. Il tasso di occupazione dei percettori si può dedurre dalle parole di Tridico, non si distanzia troppo rispetto a quello del resto della popolazione in generale. La differenza la fa il sussidio, che - ha spiegato il presidente Inps - ha «un importo medio pari a 520 euro per il reddito di cittadinanza e 219 euro per pensioni cittadinanza». Manca nella analisi di Tridico (e anche nello spirito della legge), l'accompagnamento verso il mercato del lavoro. Le banche dati Anpal sono vuote, l'unica attività registrata è l'avvio dei primi Lavori di pubblica utilità.

Da qui l'esigenza di trasformare il sussidio caro al M5s di Luigi di Maio in uno strumento per accompagnare veramente i disoccupati ad una nuova occupazione. Ieri lo stesso ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha ammesso l'esigenza di «migliorare il Reddito di cittadinanza nel quadro delle politiche attive del lavoro».

Misura dannosa anche per l'ex ministro del Lavoro dem Cesare Damiano, favorevole ad una riforma fiscale che non penalizzi gli incapienti ai quali non può essere riservato il sussidio M5s. Sarebbe come incoraggiare i giovani a lavorare in nero.

Una eventuale riforma del reddito di cittadinanza non potrà che incontrare il no del M5s. Ma qualche possibilità di introdurre dei cambiamenti è effettivamente legata alla riforma fiscale annunciata dal ministro dell'Economia, sulla quale inizierà il confronto con le parti sociali. Il governo sta lavorando a delle ricette che modificano gli 80 euro di Renzi, portando a 100 l'assegno, allargando la platea.

Gli schieramenti sono simili a quelli che hanno accompagnato la legge di Bilancio, con Italia viva di Matteo Renzi in posizione fortemente critica verso le policy del governo. «Decreto dignità e reddito di cittadinanza vanno radicalmente trasformati. Meno male che se ne accorge anche il Pd ed è lo stesso Tridico ad ammettere che il sussidio non crea posti di lavoro: noi lo diciamo da tempo». Meglio due misure, una per l'inclusione sociale ed una per la formazione ed il lavoro», spiega la senatrice Iv Annamaria Parente.

Iv continuerà a dare battaglia anche su Quota 100 pretendendo la cancellazione. Il ministro Gualtieri ha confermato che ci sarà una misura che sostituta la riforma cara a Matteo Salvini. Ma sarà fatta a costo zero.

Quindi destinata ad accontentare pochi.

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