Elezioni Regionali 2020

Anche a Ravenna i Dem hanno il fiato sul collo

Anche a Ravenna, da sempre roccaforte rossa, i Dem sembrano essere in pericolo ed è proprio nella città dei mosaici che Salvini ha deciso di chiudere la campagna elettorale

Anche a Ravenna i Dem hanno il fiato sul collo

Si è detto e ridetto. La conquista della rossa Emilia per la Lega è una gara all’ultimo sangue contro un peso massimo. Il boom del partito di Matteo Salvini ha sconfitto, negli ultimi anni, i Dem in circostanze impensabili. Basti pensare alla Toscana, dove alle ultime elezioni amministrative del 2018, la destra è riuscita a portare a casa una tripletta da campioni del mondo. Pisa, Siena e Massa, hanno cambiato fazione e, dopo decenni di governatori di sinistra ampiamente sostenuti, sono passate, in blocco, al centrodestra. Ora è la volta dell’Emilia Romagna. E, senza dubbio, le regionali hanno un peso diverso. Nonostante i passi falsi del Pd e le delusioni costanti di un partito che, negli ultimi tempi, ha collezionato più contraddizioni che proposte, nei sondaggi, verdi e rossi sembrano condurre una battaglia all’ultimo voto.

La Bologna delle sardine, Reggio Emilia scossa dai fatti di Bibbiano e poi Ravenna, la roccaforte rossa in cui il Pd sembra perdere consensi. Alle Europee del 2019 i ravennati fecero passare ai veterani una notte insonne e alla fine dei conti il Carroccio, in città, rimase indietro solo di un punto e mezzo rispetto alla sinistra. A sei anni di distanza da quei numeri premonitori oggi, la paura di perdere anche la “capitale” della Romagna si fa sentire. Ogni abitante sembra contare quanto l’oro e nonostante la consapevolezza di una partita giocata in casa il Partito Democratico sente forte la tensione e i candidati lavorano sul territorio a ritmi da capogiro. Bussando di porta in porta. Consapevoli che, a questo giro più che mai, tutto potrebbe valere la vittoria nella resa dei conti del 26 gennaio.

Già da due anni sede della Festa dell' Unità Nazionale, Ravenna è senza dubbio una delle più antiche case del Partito Democratico. Anche Bonaccini, nella città dei mosaici, ha avuto più amici che nemici. Ravenna lo ha sostenuto per anni e, su di lui, ha investito molto. Già alle Primarie del 2014 il candidato Dem fu ampiamente sostenuto nella corsa contro l’avversario Roberto Balzani e negli anni il governatore ha potuto instaurare ottimi rapporti con l’amministrazione locale. Portare a sinistra gli indecisi per confermare i consensi spetterà, con ogni probabilità, alle liste minori. Come, ad esempio, Più Europa. La Lega al momento rincorre. Come è ovvio che sia. Ma se Lucia Borgonzoni, candidata per il centro destra alle regionali di domenica, a Ravenna ha presenziato il giusto e l’onesto, a portare avanti l’estenuante campagna elettorale palesandosi tra le vie e nelle piazze dei ravennati è stato il leader del Carroccio. Che, da mesi, gira per l’Emilia instancabile e, forse, lungimirante nella consapevolezza che la gara non finisce a fine gennaio, considerando che il voto amministrativo a Faenza di questa primavera potrebbe già essere una piccola conquista da portare a casa. Tutto fa.

"Gli avversari sono sempre gli stessi, li conosciamo", ha dichiarato, qualche giorno fa, Alessandro Barattoni. Il segretario provinciale del Pd sembra essere fiducioso ma fatica a nascondere la consapevolezza del rischio della sconfitta. I Dem hanno il fiato sul collo. Negli ultimi anni la sinistra si è dimostrata più compatta in regione e dopo aver visto tremare le fondamenta con gli ultimi risultati elettorali ha lavorato per rassettare le crepe. Nonostante tutto, però, i problemi a Ravenna non mancano ed è lì che la Lega punta per ac caparrarsi il gruzzolone di consensi.

I punti chiave sono pochi ma buoni. Come l’eclatante mancanza di infrastrutture di cui soffre la città, rimasta ormai da anni, luogo lontano dall’asse della via Emilia e isolata da tutto. A ottobre del 2018 la frana di una diga causò l' interruzione, per 10 mesi, di una delle strade di collegamento principali: la Ravegnana. Un danno economico da far accapponare la pelle a tutta l’amministrazione. Un disagio per i cittadini che causò lo stop dei collegamenti fra Ravenna e Forlì. I lavori sono costati 3,5 milioni. Finanziati totalmente dalla Regione. Dopo la catastrofe tutti chiedevano, a gran voce, la costruzione di una strada alternativa per evitare che tutto questo potesse accadere ancora. Niente di fatto. Impossibile pensare ad un investimento di almeno 250 milioni di euro con 24 km di espropri.

Per i treni siamo alle solite. Se non peggio. Ravenna è condannata all’isolamento anche dai mancati collegamenti ferroviari. Un tentativo per collegare la città al capoluogo era pure stato fatto. Un anno fa fu implementata la tratta Ravenna-Bologna. Sembrava essere stata una giocata vincente, se non fosse che, allo stesso tempo vennero soppresse una serie di fermate di alcuni paesi adiacenti alla città e scattò la rivolta dei cittadini.

Scontento tra i ravennati anche per i continui furti in abitazione, che meglio ultimi anni hanno raggiunto numeri preoccupanti. E poi i guai dell’oil&gas. La decisione di Conte sullo lo stop alle trivelle, ha portato alla perdita di centinaia di posti di lavoro, in aggiunta si ripropone lo scandalo per le decine di anni di attesa dei lavori previsti ai fondali del porto, con la scadenza del bando fissata fra pochi giorni.

A fare da trampolino di lancio al salto del centrodestra anche la sanità. Niente da dire sulla qualità, se non fosse che l’organizzazione interna e la mancanza di risorse fanno collezionare lamentele giornaliere che si riversano su uno scontento generale. Il pronto soccorso soffre del boom di accessi impropri, pati al 35%. Attese lunghissime e proteste costanti. Nei reparti mancano i medici. Come del resto ultimamente succede in gran parte degli ospedali di tutta la nazione.

Magagne sulla quali la Lega punta fortissimo e di cui, per contro, il Pd fatica a rispondere. Lo sprint finale per Bonaccini si giocherà il 24 gennaio a Forlì, ultimo regalo dei Dem finito nelle mani del centrodestra appena un anno fa. Mentre la Borgonzoni e Salvini hanno scelto proprio Ravenna per concludere la campagna elettorale sempre venerdì 24.

E poi, zero a zero e palla al centro.

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