Cronache

Ancora un bambino morto per una circoncisione: ora è caccia a un «santone»

L'episodio a novembre: il piccolo, di origine africana, aveva 5 mesi. Autopsia per il bimbo deceduto sabato

Ancora un bambino morto per una circoncisione: ora è caccia a un «santone»

C'è un secondo caso di neonato morto per dissanguamento in seguito a un intervento domestico di circoncisione: la circostanza è emersa ieri nell'ambito delle indagini sulla tragedia che domenica scorsa ha avuto come vittima il bimbo di cinque mesi residente con la famiglia a Scandiano (Reggio Emilia). Anche questo secondo caso è avvenuto nella medesima provincia ma risale a novembre. Il piccolo aveva 5 mesi, era anch'egli figlio di immigrati africani ed è morto all'ospedale di Reggio Emilia: l'operazione sarebbe stata affidata a una sorta di «santone» noto all'interno della comunità africana che sarebbe solito prestarsi a questo genere di interventi. L'uomo, indagato per omicidio colposo dalla Procura di Reggio, è un «praticone» residente a Modena che è solito effettuare questo tipo di interventi. Si sarebbe poi reso irreperibile dopo la morte del bambino. Per il medesimo reato sono iscritti al registro degli indagati anche il padre e la madre del bimbo morto domenica: il decesso è avvenuto all'ospedale Sant'Orsola di Bologna. La circoncisione viene praticata in molte famiglie africane per motivi che non sono strettamente religiosi (i ghanesi sono in maggioranza di confessione cristiana) ma più legata ad antiche tradizioni o a credenze di natura igienica.

E dopo questi ultimi due episodi si guarda alla Toscana, regione leader nel gestire al meglio le circoncisioni. Ogni anno vengono circoncisi in media 500 tra bambini e ragazzi. «Un intervento gratuito nelle strutture sanitarie per scongiurare pratiche rituali e tragedie come quella di Reggio Emilia - dichiara il presidente della Toscana Enrico Rossi-. Credo sia un errore escludere dai Lea la circoncisione rituale effettuata per motivi religiosi o culturali, incoraggia pratiche clandestine e illegali, mettendo a rischio la salute individuale e quella collettiva». «La Regione Toscana - ricorda Rossi - sin dal 2002 ha inserito gli interventi di circoncisione nei livelli essenziali di assistenza che, su richiesta, viene praticata gratuitamente nelle nostre strutture ospedaliere. Dal 2010 al 2018 ha riguardato circa 500 bambini e ragazzi, per la gran parte italiani. Poche decine di casi all'anno con scarsa incidenza sui conti della sanità.

Presto mi recherò negli ambulatori e incontrerò i medici che svolgono in sicurezza una pratica rituale, che fuori controllo sanitario, può avere conseguenze irreparabili».

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