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Ancora guai per Donald adesso i donatori rivogliono i loro soldi

Fuga dopo i video «sessisti». Attacchi anche dall'Onu: e a difenderlo interviene Mosca

Ancora guai per Donald adesso i donatori  rivogliono i loro soldi

New York - La campagna elettorale americana irrompe alle Nazioni Unite, inconsueto scenario dove si consuma il nuovo duello sulle affermazioni di Donald Trump. Questo mentre il candidato repubblicano deve fare i conti con la fuga di donatori, dopo l'emorragia di sostenitori tra i membri del Grand Old Party. «Credo che se Trump fosse eletto sarebbe pericoloso da un punto di vista internazionale», ha tuonato l'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu, Zeid Ra'ad al-Hussein. Il principe giordano ha assicurato che non è sua intenzione interferire nella campagna elettorale dei Paesi membri, «ma quando i commenti indicano un potenziale aumento dell'uso della tortura o il pericolo che persone vulnerabili vengano private dei loro diritti - ha precisato - allora credo sia necessario dirlo». «Molte delle dichiarazioni di Trump vanno in questa direzione - ha proseguito Zeid - e a mio parere sono profondamente inquietanti».

Le critiche sembrano non essere piaciute a Mosca: l'ambasciatore russo al Palazzo di Vetro, Vitaly Churkin, è convinto che Zeid «dovrebbe attenersi ai diritti umani, poiché non sono fatti suoi criticare capi di Stato stranieri e governi per le loro politiche». Già il mese scorso la Russia aveva depositato una protesta formale al segretario generale Ban Ki-moon per mano di Churkin sui precedenti commenti di Zeid su Trump (e pare su altri politici). Fatto che per la campagna di Hillary Clinton «non è solo strano, è spaventoso». «Il candidato di uno dei partiti principali per la presidenza degli Usa è protetto dal Cremlino - ha detto il consigliere per la politica estera Jake Sullivan -. Wow».

Intanto, il miliardario newyorkese deve far fronte non solo all'emorragia di consensi all'interno del suo partito, con oltre un quarto dei rappresentanti Gop tra senatori, deputati e governatori, che si rifiutano di sostenerlo, ma anche alla fuga dei donatori. Secondo alcune email ottenute da Nbc, due grandi sostenitori della sua campagna avrebbero chiesto indietro quanto versato dopo la diffusione del video con i commenti osceni sulle donne (fatto di cui il portavoce del tycoon, Jason Miller, ha negato di essere a conoscenza). «Non posso sostenere un uomo così sessista. Ho tre figli piccoli. Rivoglio il soldi», ha scritto uno dei donatori, che avrebbe aiutato a raccogliere oltre un milione di dollari. Da parte sua, The Donald ha invitato i suoi fan a restare vigili, lanciando l'allarme per la possibilità di elezioni «truccate»: «Potrebbero rubarcele».

Ma all'attenzione di Trump c'è anche il capitolo Wikileaks: il sito fondato da Julian Assange nei giorni scorsi ha diffuso le email hackerate di John Podesta, capo della campagna elettorale di Hillary Clinton, e secondo il re del mattone «tali documenti rendono più chiaro che mai cosa è in gioco in queste elezioni». Quindi, ha definito la rivale «strumento di un establishment corrotto». Di tutt'altro avviso è proprio Podesta, che ha accusato il consigliere di lunga data del candidato Gop, Roger Stone, di essere stato avvertito in anticipo dei piani di Wikileaks, e ha insinuato che Trump sta aiutando la Russia ad interferire nella politica americana. Accuse, queste ultime, rispedite al mittente direttamente dal capo del Cremlino, Vladimir Putin.

«L'isteria» attorno alla pubblicazione dei dati ottenuti dagli hacker negli Usa è mirata a «distrarre» l'opinione pubblica, ha detto, sottolineando che «sfruttando il tema russo si avvelenano i rapporti bilaterali» tra Washington e Mosca.

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