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Ancora tensione tra Letta e Salvini. Ma Draghi pensa a come ripartire

Scorie post Cdm. Il dem: "Hai tenuto il governo in ostaggio". La replica: "Stai sereno...". La linea del premier ai partiti: permettere alle aziende non solo di salvarsi ma di restare in piedi.

Ancora tensione tra Letta e Salvini. Ma Draghi pensa a come ripartire

«Pessimo inizio Salvini», dice uno. «Enrico stai sereno», risponde l'altro. E spuntano i primi problemi per il governo guidato da Mario Draghi, che è già chiamato a mediare tra le istanze di due partiti che più diversi non si può. Parliamo del Pd e della Lega e dei due rispettivi leader, Enrico Letta e Matteo Salvini. Protagonisti di un battibecco al veleno, conseguenza del primo scontro in maggioranza andato in scena nel consiglio dei ministri di venerdì. Con il Pd e il centrodestra divisi sullo stralcio delle cartelle esattoriali. Un provvedimento spinto da Salvini, avversato dai dem. Soltanto una mediazione da parte di Draghi alla fine ha portato al compromesso inserito nel testo del decreto Sostegni. Ma veniamo al botta e risposta. Parte Enrico Letta. «Molto bene. Il decreto Sostegni interviene su salute, scuola, turismo, cultura e aiuta lavoratori e imprese. Bene Draghi. Bene i ministri. Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il Cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio Salvini», scrive su Twitter il neo segretario del Pd. Risponde Salvini su Facebook. «C'è chi pensa allo ius soli e c'è chi pensa ad aiutare gli italiani in difficoltà con un decreto da 32 miliardi. Basta con le polemiche, Enrico stai sereno», cita la celeberrima frase pronunciata dall'allora segretario del Pd Matteo Renzi un mese prima di prendere il posto di Letta a Palazzo Chigi. Da Palermo, dove si trovava per l'udienza preliminare sul caso Open Arms, Salvini insiste. «Mi spiace che il segretario Letta per ricordarsi di esistere ogni giorno ne debba inventare una - dice il leader della Lega - dal voto ai sedicenni allo ius soli a Salvini perché tiene in ostaggio un consiglio dei ministri». In realtà più che di un Salvini che ha tenuto in ostaggio il Cdm si è trattato di un vero braccio di ferro. In cui Andrea Orlando, ministro del Lavoro del Pd, ha avuto un ruolo importante. Proprio lui ha fatto ostruzionismo sulla pace fiscale, minacciando di far rinviare l'approvazione del decreto.

Intanto, in previsione dei fondi del Recovery, il governo prepara la ripartenza. Sul lavoro la linea è quella di rifinanziare il reddito di cittadinanza. Punto per il M5s. Il tutto in cambio di una modifica verso una maggiore flessibilità delle regole sui contratti a termine, con un alleggerimento degli obblighi per le aziende. Un tasto su cui batte da tempo Forza Italia. Nel consiglio dei ministri di venerdì gli azzurri e Italia Viva hanno spinto anche sul sostegno economico alle scuole paritarie. Ed è andata in scena una strana alleanza tra Fi, renziani e il ministro grillino dell'Agricoltura Stefano Patuanelli sull'inserimento nel decreto di risorse destinate al settore agricolo. Nonostante si siano palesate le prime spaccature in maggioranza, Draghi è deciso ad andare avanti. Il suo obiettivo è il superamento della politica dei ristori e dei sostegni. Il premier vuole iniziare a «pianificare la ripartenza, per permettere alle aziende non solo di salvarsi ma di restare in piedi».

Però proseguono le scaramucce sullo ius soli. Con il vicesegretario dem Giuseppe Provenzano che dice a Salvini di «avere seri problemi con il verbo pensare».

Provenzano rilancia: «Ius soli significa proprio pensare a bambini, italiani in difficoltà per un'inutile e miope cattiveria». Letta ribatte così allo «stai sereno» di Salvini: «La risposta di Salvini alle mie critiche? #staisereno... apperò».

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